Il progetto La Giostra dei Giganti nacque nel 2014, quando Enrico d'Alessandro invitò Rondinelli a far parte della giuria del Carnevale, in quanto esperto in materia di regia e scenografia.
Il regista rimase colpito dal corso in maschera e avendo realizzato un video musicale per i Perturbazione, in concorso a Sanremo quell'anno, decise di invitarli a Viareggio per girare delle scene che raccontassero il mestiere dei carristi. In raccordo con il tema del pezzo in gara L'Italia Vista dal Bar, che raccontava dei mestieri dell'Italia.
I rapporti iniziano bene con la Fondazione e visto il successo del videoclip, Rondinelli propose alla direzione di quell'anno di fare un documentario. Non era mai stato realizzato prima un film che mostrasse i dietro le quinte, chi fossero i carristi e le lotte che devono affrontare. "Scoperto questo mondo ho avuto proprio l'urgenza di raccontare la storia di queste persone", spiega Rondinelli, che trovò anche una casa di produzione disposta a produrre il progetto, la Withstand Film. L'idea era che la Fondazione mettesse in contatto l'autore con tutto ciò che dovesse farcire il documentario, materiali di repertorio oltre che a dare un supporto alla troupe per facilitare le riprese.
Quando tutto sembra stare per iniziare la Fondazione Carnevale viene commissariata e Viareggio dichiara il dissesto e da qui iniziano i problemi. Il supporto fu minimo, ma Rondinelli era cosciente che la disorganizzazione era imputabile al periodo di crisi economica e decise di continuare il progetto nonostante la ritirata della Fondazione.
Passati due anni dalla dichiarazione di dissesto Maria Lina Marcucci è diventata la nuova presidente della Fondazione e Rondinelli decise di incontrarla per metterla al corrente del progetto. Marcucci mostrò entusiasmo a riguardo, chiedendo se potesse usare il trailer del film, ancora in corso d'opera, per sponsorizzare il carnevale, anche in America. Da lì più nulla. Tutti i contatti che Rondinelli provò ad avere con la Fondazione rimasero inascoltati. Le mail con i preventivi per la traduzione del trailer, richiesta dalla presidente, i work in progress con lo sviluppo narrativo del film, le scene del film, le richieste di incontri che Rondinelli inviò non ricevettero risposta.
Fino al 2018 gli accrediti per entrare ai corsi vennero comunque emessi dalla Fondazione per l'equipe del film, dopodiché furono costretti a fare le riprese a loro spese perché nemmeno quelli gli vennero più concessi.
Rondinelli mandò il documentario alla Festa del Cinema di Roma che, a ottobre scorso, riconobbe lo sforzo artistico del regista e mandò il film in proiezione. La casa di produzione del film scrisse alla Fondazione avvisandoli che il film sarebbe stato preso. In tutta risposta arrivò una mail in cui Fondazione Carnevale si diceva disposta a patrocinare il film, salvo poi diffidare il patrocinio al progetto due giorni dopo con un'altra mail.
"Caddi dal pero, non riuscivo a capacitarmi di una scelta del genere - spiega Rondinelli – anche perché in allegato alla prima mail avevamo mandato anche un link con l'intero film".
Al vedere il film a Roma andò l'assessore Patrizia Lombardi, "Grande commozione, il film andò molto bene, uscirono tantissimi articoli e venni invitato da Beppe Marzullo al Cinematografo".
Visto il successo riscontrato l'idea di promozione del film che ebbe Rondinelli era quella di costruire un'opera corale con la Fondazione e fare uscire il film nel periodo di Carnevale, facendo un pacchetto con cui andare al corso e poi al cinema, con qualche euro in più, per coprire i costi di proiezione in sala. L'dea era quella di non mandarlo in proiezione solo a Viareggio, ma anche in altri cinema d'Italia, tramite partnership con Nexo Digital. Un'operazione che avrebbe attirato gente anche al Carnevale di Viareggio, essendo l'ambientazione del documentario.
"Anche dal comune di Viareggio non si fecero più sentire – continua l'autore – poi qualche settimana fa la Marcucci ha dichiarato che il film non glielo abbiamo fatto vedere, che loro ci hanno appoggiato e finanziato il progetto fino al 2018, tutto falso, il progetto fu finanziato da Pozzoli fino al 2015, poi basta, tutto fatto per conto nostro – prosegue – Io questa dichiarazione non la faccio per polemica, ma visto che è un progetto su cui lavoro da cinque anni, mi spiace leggere certe cose e mi spiace che un progetto che ha tirato in ballo così tante persone non abbia avuto la possibilità di essere promosso come avrebbe meritato neanche qua a Viareggio".
"Noi andiamo avanti, dopo La Festa del Cinema ci sono degli interessati, piattaforme digitali e classiche, ma le trattative sono comunque lunghe. Sky sarebbe disposto a farlo uscire subito – incalza il regista, che lavora da molto anche per questa azienda - ma per i costi, per la lavorazione che ha avuto, noi ci terremmo che avesse un percorso di distribuzione che lo valorizzi al massimo e con cui si potesse anche rientrare dei costi che ha richiesto", conclude Rondinelli.
Il regista si dice aperto a riprendere i rapporti con la Fondazione Carnevale, vorrebbe riaprire un canale di comunicazione con loro, ma "Se non è cosa, noi andremo comunque avanti, come abbiamo fatto fin'ora". Ad oggi il Rondinelli rimane con tutti i dubbi del caso: "Perché ci è stato tolto il patrocinio? E perché sono state dichiarate cose non vere?".