Grande successo per l'inaugurazione alla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea "Lorenzo Viani" della mostra dedicata a Giulio Turcato dal titolo "Un'arte oceanica". L'esposizione è curata da Silvia Pegoraro e Martina Caruso ed è stata promossa dal Comune di Viareggio in collaborazione con l'Archivio Giulio Turcato di Roma e organizzata dall'associazione Artelive aps. Un omaggio nel trentennale della scomparsa dell'artista, figura chiave dell'arte italiana del Novecento, che ha scelto Viareggio come luogo del riposo eterno. Turcato riposa infatti al cimitero monumentale della città. La mostra intende mettere in luce la vitalità inesauribile e la costante tensione sperimentale del suo lavoro, quel "nomadismo interiore" che Turcato stesso evocava nel 1981 nel suo Autoritratto:
"Mi piace camminare in mezzo alla gente, e tutto quello che succede è il mio programma". Viareggio conserva un importante legame con l'artista: nel 1990 Turcato donò alla città un monumentale gruppo scultoreo, le Oceaniche, installate nel 1994 e attualmente oggetto di un complesso intervento di restauro. La mostra alla GAMC dedica una sezione specifica a questo filone della sua ricerca, sviluppatosi a partire dal 1970 e proseguito fino agli ultimi anni di vita. In esposizione 20 opere, alcune delle quali inedite, che testimoniano le molteplici declinazioni del tema "oceanico".Il catalogo è edito da Edizioni Grafiche Turato, con testi delle curatrici e di Ettore Caruso, per anni presidente dell'Archivio Turcato, recentemente scomparso
Il 24 gennaio 1995 il New York Times annunciava la scomparsa di Giulio Turcato, definendolo "uno dei più importanti esponenti dell'avanguardia postbellica in Europa". Nato a Mantova nel 1912, da famiglia veneziana, Turcato è considerato tra i massimi interpreti dell'astrattismo pittorico italiano, anche se la sua opera sfugge a facili classificazioni, articolandosi in linguaggi figurativi, incursioni scultoree e invenzioni scenografiche. Artista impegnato, curioso, ironico, appassionato di scienza (dalla biologia all'astronomia), Turcato ha saputo trasfondere nel suo linguaggio artistico una sensibilità acuta verso il proprio tempo, unita a una spiccata inclinazione per la sperimentazione materica e linguistica. Le sue opere mescolano materiali inediti, citazioni dadaiste, suggestioni del Nouveau Réalisme e della pop art, in una sintesi assolutamente originale. Dagli esordi influenzati da Cézanne, Matisse, Kandinskij e Balla, Turcato elabora un vocabolario personale fatto di ritmo e dinamismo, tensione formale e pulsione lirica. La sua adesione ai movimenti Forma 1 (1947) e Fronte Nuovo delle Arti testimonia l'intento di conciliare la ricerca astratta con l'impegno civile, come dimostrano opere come Le rovine di Varsavia (1948), Rivolta (1949) e Fabbrica (1954). Parallelamente, esplora temi scientifici e cosmici, come nei Giardini di Miciurin o nelle Superfici lunari, serie nate da una riflessione sulla luce e sul colore "oltre lo spettro" visibile, in relazione ai primi viaggi nello spazio. Dagli anni '60 in poi, la sua pittura diventa sempre più materica, spaziale, quasi scultorea, fino a sfociare in vere e proprie opere tridimensionali come le Oceaniche. La genesi delle Oceaniche risale a un viaggio in Kenya nel 1970, durante il quale Turcato fu colpito dalle forme essenziali e funzionali di scudi, canoe e piroghe delle popolazioni indigene. Da lì nasce una ricerca che durerà oltre due decenni, culminando nel monumentale gruppo donato a Viareggio: cinque sculture in peraluman e vetroresina alte circa sei metri, installate nel 1994.
La mostra presenta una selezione significativa di questa serie:
- 5 grandi tele sagomate (oltre tre metri), esposte alla Biennale di Venezia del 1972;
- 10 pannelli in legno dipinto realizzati tra il 1973 e il 1974;
- 5 opere inedite (tempera e collage su legno), mai esposte prima.
Come spesso accade nell'opera di Turcato, una singola suggestione si sviluppa in molteplici varianti, reinterpretate nel tempo attraverso materiali e tecniche diversi, in un costante processo di metamorfosi poetica e formale.