Dopo alcuni mesi e dopo l'estate del... ricominciamento all'indomani dell'era Covid, il sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro si lascia andare ad alcune considerazioni in risposta ad altrettante domande di questa intervista esclusiva:
Buongiorno sindaco. Dai costanti interventi sul suo profilo whatsapp la percepiamo grintoso e determinato a portare avanti il suo mandato senza, come si suol dire, tante seghe.
Credo sia normale essere grintosi e determinati dopo un primo mandato durante il quale abbiamo affrontato e risolto mille problemi e un secondo iniziato con il bel risultato dell’elezione al primo turno. E’ una questione di responsabilità e di impegno: quando ottieni un consenso così ampio il modo migliore per ripagare i cittadini della fiducia ottenuta è dare il massimo per la comunità che amministri. Siamo partiti con una città abbandonata e un Comune in dissesto: adesso Viareggio è curata e il bilancio è solido. Mentre prima si lavorava sull’emergenza, adesso possiamo pensare al futuro: agli investimenti per quello che riguarda il lato amministrativo e, dal lato politico, per crescere una classe dirigente seria e preparata. E’ quello che stiamo facendo, probabilmente sì, con grinta e determinazione, com’è nel mio carattere.
A Viareggio e non solo la attaccano da sinistra con il Pd in testa e da destra, però, alla fine, restano a bocca asciutta: la sua Viareggio piace sempre di più...
Viareggio è diventata una città aperta al nuovo, pronta all’imprevisto, ricca di eventi, cultura, capace di investimenti anche importanti. Viareggio piace sempre di più: è vero. Ma non è la mia Viareggio, è la Viareggio di tutti. Quella città bella e affascinante che aveva perso il suo appeal e che ora, grazie ad un gioco di squadra stimolante e appassionante, sta tornando a risplendere e ad attrarre risorse e investimenti economici e umani.
Dicono le malelingue che lei, da sempre, se ne sta chiuso e isolato nella sua (sic!) torre d'avorio in comune: sarà anche così, poi, però, quando si va a votare, guarda caso vince sempre lei.
Le malelingue mi attribuiscono quello che per loro è un grande difetto: l’abitudine a lavorare. E per lavorare c’è bisogno di stare in ufficio, fare appuntamenti, sbrigare pratiche, confrontarsi con gli assessori, i consiglieri e a volte spronare uffici e i dirigenti. E’ quello che cerco di fare ogni giorno, insieme alla normale attività di rappresentanza e di ascolto dei cittadini. Essere sindaco implica responsabilità vere e impegno costante, a maggior ragione in una città viva e dalle mille sfaccettature come Viareggio. Alla fine i cittadini riconoscono chi lavora per l’interesse della comunità.
Tempi di crisi energetica e di bilanci in rosso per molte aziende e famiglie. Dopo il Covid ci mancava solo questo. A Viareggio che aria tira?
Viareggio ha appena chiuso una stagione estiva lunga e assolata: stiamo progettando l’inverno, a Natale avremo luci e addobbi. Se ci sarà bisogno interverremo con aiuti mirati per le attività ma soprattutto studiati e calibrati sulle famiglie. Poi è ovvio, quando c’è vento a Viareggio tira sempre Libeccio.
Vediamo che la Brigata antisfratto continua da anni a romperle puntualmente i coglioni: ma lei è davvero così cattivo come la dipingono?
Se si parla di occupazione abusiva delle case, di alloggi usurpati, del tentativo mai del tutto sopito di aggirare le liste di attesa, ovviamente metto al primo posto il rispetto della legalità e la trasparenza. Non credo che questo significhi essere cattivo.
Ci viene in mente il concerto Jovabeach: si sono mobilitati a livello nazionale, ambientalisti e professoroni in testa, per accusarla di vilipendio del bagnasciuga come avrebbe detto la buonanima: poi tutti zitti e, soprattutto, uno straordinario successo sotto tutti i punti di vista.
Il Jova beach è stato uno spettacolo straordinario che ha visto Viareggio protagonista. Non ho ancora capito quali sarebbero stati i problemi che hanno tentato di sollevare visto che il Comune e gli organizzatori hanno, come è ovvio, rispettato tutte le regole e anzi hanno fatto più di quanto prescritto. A me piace guardare ai risultati: due serate di musica e spettacolo straordinario, persone felici ed educate che hanno cantato e ballato sulla spiaggia in un contesto paesaggistico strepitoso. Viareggio in quei giorni è stata una città accogliente e festante. Queste manifestazioni hanno ricadute positive sul tessuto economico e sociale dell’intera città e suscitano emozioni e sensazioni positive. Direi che anche emozionarsi fa parte del benessere di una comunità.
Cornacchie, avvoltoi, gufi, civette, piccioni: qual è il... volatile che le dà più fastidio?
I pipistrelli. A metà tra due specie senza il coraggio della scelta: scandagliano il vicinissimo incuranti dell’orizzonte. Volano ciechi e non si schiantano mai.
A Lucca il sindaco Mario Pardini si prende le luci della ribalta. E pensare che, se si fosse candidato lei, le aveva dato ampia disponibilità ad appoggiare la sua candidatura ed, eventualmente, a fare il vice sindaco o l'assessore.
Mario Pardini è un giovane sindaco molto attento e preparato. Con lui e con la sua Amministrazione stiamo collaborando su molti fronti, primo su tutti il percorso per le celebrazioni di Puccini. Sono certo che farà un buon lavoro.
Il Pd non la ama né, sinceramente, l'ha mai amata, né a Lucca né a Viareggio. Perché secondo lei?
Io sono sempre stato un uomo di sinistra, anche del Pd, quando non sono stato buttato fuori. Di sicuro sono stato sempre indipendente: non vivo di politica e come sindaco cerco di amministrare al meglio il territorio che rappresento, mettendo al primo posto sempre e comunque gli interessi dei cittadini e non quelli della linea del partito se non li trovo giusti. L’autonomia per me è al primo posto per fare bene il sindaco. Detto questo, perché non piaccio al Pd è una domanda che dovrebbe fare a loro.
Ricorda Andrea Marcucci e tutto l’establishment del Pd quando ribadirono, con tanto di foto, il loro appoggio alla candidatura di Francesco Raspini? Aggiungendo che il Del Ghingaro lo vedevano bene sì, ma se restava dov’era. Visti i risultati, una bella figura di m....
Il modo in cui un partito gestisce le proprie candidature, francamente è una cosa che non mi interessa. E’ certamente interessante vedere come alcuni autorevoli esponenti del Pd per Lucca chiedevano a gran voce le primarie mentre ora, per altri Comuni, sembrano aver cambiato idea.
Eppure lei, nonostante i robusti pesci in faccia che le hanno dato a volte, resta sempre con il complesso di voler essere riaccolto e amato dai suoi ex compagni di partito. Sia sincero, sarà mica masochista?
In un bellissimo libro Mario Tobino racconta dei marinai che indomiti prendono il largo e affrontano le peggiori tempeste. In navigazione giurano che quello sarà il loro ultimo viaggio e che mai e poi mai riprenderanno il mare. Poi arrivano sani e salvi a terra e dimenticano tutto: iniziano a progettare nuovi viaggi, nuove avventure. Sperimentano nuove rotte, se serve anche con imbarcazioni diverse. Io sono un po’ come loro: resto ancorato a quella che è la mia vita, i miei valori. Ma da ogni naufragio, come i marinai, imparo qualcosa, di ogni sbaglio faccio tesoro. Di fondo c’è che non sono abituato a parlare del passato: per carattere io guardo sempre avanti. Anche questo può essere un mio difetto.
Lei, in campagna elettorale a Lucca, ha manifestamente appoggiato il maestro Alberto Veronesi che, a sua volta, ha tradito la Sinistra abbracciando apertamente Mario Pardini. Con quale faccia, a fine mandato, si ripresenterà, magari, candidato da qualche parte per il Pd?
Alla “fantapolitica” preferisco la realtà dei fatti: sono concentrato su Viareggio e sulle tante cose che faremo per portare avanti un percorso di rinnovamento della città e del modo di amministrare. Penso che i risultati a livello nazionale e locale siano chiari. Direi che dopo quanto è successo a Lucca forse sarebbe meglio fare un’analisi seria e realistica. Il PD dovrebbe avere la forza di cambiare, di aprire porte e finestre, di far entrare aria fresca, invece si arrovella a porte chiuse intorno al proprio ombelico e ai pochi che sono rimasti, che salvaguardano se stessi e i loro piccoli poteri. Dopo le brucianti sconfitte subite anche a livello locale forse una valutazione sul cambio di classe dirigente sarebbe stata doverosa. Difendere lo status quo è, quando va bene, sopravvivere e campicchiare, quando va male autodistruggersi.
Andrea Marcucci era candidato proprio a Livorno, Pisa e Viareggio per il partito democratico al Senato: gli è andata non male, malissimo. Quaggiù qualcuno non lo ama: colpa del brutto carattere di viareggini e livornesi?
Marcucci ha fatto la sua campagna elettorale, sapeva che non era un collegio facile e ha accettato comunque. Il risultato delle urne è stato quello che è stato e credo dipenda da molti fattori non soltanto dal presunto brutto carattere degli elettori.
Non dica bugie: lei un po' ci ha goduto vero?
Andrea, insieme agli altri parlamentari eletti in questi anni, ha fatto molto per Viareggio e la Versilia: penso al Carnevale ma anche alla legge per le celebrazioni pucciniane. Detto questo, al di là dei rapporti personali e delle diverse scelte politiche, non è mai bello quando si perde un rappresentante del territorio. Andrea ha anche pagato, come altri prima di lui in altre elezioni, le scelte incomprensibili e autolesioniste del pd versiliese e di Viareggio in particolare.
Viareggio è tornata se non ad essere la perla del Tirreno che era, ad accogliere investimenti significativi nel settore turistico e non soltanto. In più lei sta portando avanti noncurante delle critiche e dei sabotaggi, il suo programma: ci fa un elenco delle cose realizzate che nessuno credeva avrebbe realizzato?
L’elenco è lungo, a partire dal fatto di essere eletto sindaco. Un sindaco lucchese sembrava impossibile a Viareggio, e invece abbiamo fatto un primo mandato e ora un secondo, per altro con una strepitosa vittoria al primo turno. Il resto, dall’uscita dal dissesto alla grande stagione delle opere pubbliche, l’attenzione preziosa alla cultura, al turismo, allo sport e il sostegno vero alla fasce più deboli della popolazione, è tangibile e chiaro, non serve ribadirlo, serve praticarlo e renderlo concreto, come facciamo da sempre. Come avrà capito a me le chiacchiere non piacciono.
Villa Paolina potrebbe diventare, grazie all'operato inesauribile di Renata Frediani, un museo dedicato alla sorella di Napoleone. E' vero che sta per ricevere un dono prezioso e se sì, di cosa si tratta?
Villa Paolina è uno dei simboli di Viareggio: in pochi si ricordano che nel 2015 l’abbiamo trovata chiusa e senza uno scopo. Dopo anni di lavori, grandi e piccoli interventi, attenzioni che uno scrigno così prezioso merita, l’antica dimora della Principessa è diventata punto di riferimento nella cultura della città. Ospita mostre, incontri, conferenze. Vivacissima a piano terra con i più giovani per i tanti laboratori dedicati, il piano nobile è arricchito da mobili d’epoca, grazie anche al lavoro di Renata Frediani. Una fortunata collaborazione che va avanti ormai da tempo e che vedrà a breve la donazione da parte dell’antiquaria Frediani di un lampadario che andrà ad impreziosire quella che è la ‘sala da pranzo’ della villa. Un gesto importante per un progetto internazionale che vede la Villa Museo inserita nel percorso Napoleonico.
Un'ultima domanda: lei sa benissimo che noi l'abbiamo sponsorizzata come candidato a sindaco di Lucca salvo, poi, restare a bocca asciutta quando, ormai, tutto era quasi fatto. Dica la verità come più volte ci ha promesso: è vero che il segretario regionale del Pd Simona Bonafè è venuto personalmente nel suo ufficio di Lucca per dirle di non farne nulla? E lei, conoscendo la sua proverbiale autonomia, perché ha detto, come Garibaldi a Teano, 'Obbedisco'?
Non sono abituato a guardare indietro. E comunque se ripercorrete la mia storia politica vi renderete conto che non ho mai accettato imposizioni o ricatti. Mi sono candidato a Viareggio nel 2015 con il solo sostegno della mia squadra civica, contro il Pd e contro tanti esponenti politici con i quali fino a qualche settimana prima avevo lavorato gomito a gomito. Se da cittadino lucchese, come dicono molti, ho vinto significa che il progetto era credibile, che le idee e la concretezza hanno ancora una forza attrattiva. Secondo lei, dopo aver combattuto una sfida da molti ritenuta impossibile, avrei potuto fermarmi per un incontro con un esponente di un partito, peraltro all’opposizione della mia amministrazione? Chi mi conosce non solo dal lato politico, ma anche personale sa che mantengo sempre gli impegni presi con me stesso e con i cittadini che mi hanno sostenuto, senza timore è a testa alta. Cerco di parlare poco e di far vedere con i fatti quello che so fare, poi come sempre e fortunatamente per me sono i cittadini a giudicare e a votare.