Accolti dal comandante provinciale, Col. t. SPEF Marco Querqui e da una rappresentanza di militari, alla cerimonia hanno partecipato, unitamente a S.E. il Prefetto, Dott. Francesco Esposito, tutti i vertici delle istituzioni cittadine, degli uffici giudiziari, delle forze armate e di polizia, delle associazioni di categoria, nonché i finanzieri in congedo appartenenti all’associazione nazionale Finanzieri d’Italia, insieme alle altre rappresentanze delle associazioni combattentistiche e d’arma.
Presenti anche il Gonfalone della città di Stazzema decorato con la medaglia d’oro al valor militare, cui sono stati resi gli onori, e quelli della provincia e delle città di Lucca e di Castelnuovo di Garfagnana.
La cerimonia è stata altresì caratterizzata dalla lettura del messaggio del presidente della Repubblica, dell’ordine del giorno del comandante Generale della Guardia di Finanza, Generale di Corpo d’Armata Andrea De Gennaro, e dal discorso del comandante provinciale, che ha voluto rendere, successivamente, omaggio a coloro che si sono particolarmente distinti in pregevoli operazioni di servizio, con la consegna di ricompense d’ordine morale. Un pensiero commosso è stato riservato anche a chi è prematuramente scomparso: al Generale di divisione Antonio Leone, già Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Lucca, cui è stata intitolata la sala convegno della caserma “Giacomo Puccini Appuntato ad honorem”, al Lgt. C.S. Rosario Lertola, vittima del covid, al Lgt. C.S. Francesco Barbaro e all’App. Scelto Q.S. Antonio Orologiaio, e a tutti i loro familiari.
BILANCIO OPERATIVO
L’azione dei finanzieri, nel periodo in esame, è stata sviluppata secondo un’impostazione che, in sintesi, ha previsto:
- il contrasto dei fenomeni più gravi di evasione fiscale;
- la verifica della corretta percezione dei contributi e dei sussidi pubblici erogati nella fase emergenziale;
- l’aggressione patrimoniale alle ricchezze criminali, anche attraverso il contrasto del riciclaggio, per proteggere da infiltrazioni il tessuto economico reso debole dalla pandemia;
- la difesa del sistema produttivo, in particolare delle filiere che caratterizzano i distretti manifatturieri lucchesi e dei consumatori rispetto a pratiche scorrette come l’azione delle società cosiddette “apri e chiudi”, lo sfruttamento dei lavoratori, la contraffazione e la commercializzazione di prodotti non sicuri, tra questi anche i dispositivi di protezione individuale e i medicinali.
Tutto ciò attraverso l’esecuzione di 4.684 interventi nei settori d’istituto e di 320 deleghe d’indagine pervenute dalla magistratura ordinaria e contabile.
Un impegno “a tutto campo” a tutela di imprese e famiglie, destinato ad intensificarsi ulteriormente per garantire la corretta destinazione delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, di seguito distinto per segmento di missione.
LOTTA ALL’EVASIONE, ALL’ELUSIONE E ALLE FRODI FISCALI
Evasione fiscale internazionale, frodi carosello, sommerso d’azienda e da lavoro sono alcuni dei fenomeni più gravi, pericolosi e diffusi su cui si è concentrata l’attenzione della Guardia di Finanza al fine di contrastare gli effetti distorsivi della concorrenza provocati dalla grande evasione, particolarmente dannosi soprattutto nei periodi di crisi.
Un’azione che si è concretizzata nell’esecuzione di 3.169 interventi ispettivi, che hanno consentito di segnalare all’Agenzia delle Entrate, per il recupero a tassazione, oltre 60.315.000 di euro di base imponibile sottratta a tassazione ai fini delle II.DD. e 16.760.000 di IVA evasa, nonché denunciare all’Autorità Giudiziaria 112 soggetti per varie tipologie di reati fiscali (principalmente, occultamento delle scritture contabili e omessa dichiarazione fiscale).
Il valore dei beni sequestrati, quale profitto dell’evasione e delle frodi fiscali, è di 2.537.959 euro, mentre le proposte di sequestro finalizzate alla confisca al vaglio delle competenti Autorità Giudiziarie ammontano a euro 38.248.863.
Intensa anche l’attività nel contrasto all’economia sommersa, come testimonia l’individuazione di 51 evasori totali, che hanno nascosto al fisco complessivamente 9.290.908 di IVA e 41.471.982 di II.DD.
Sottoposti a tassazione oltre 338.000 di euro di proventi conseguiti da attività illecite scoperte con le attività di polizia giudiziaria condotte, principalmente, nel settore della contraffazione.
Verbalizzati, inoltre, 21 datori di lavoro per aver impiegato 86 lavoratori in nero o irregolari, 2 dei quali vittima di capolarato.
In materia di mancata registrazione dei corrispettivi telematici, sono state elevate contestazioni nei confronti di 281 esercenti su 2.733 controlli effettuati
Controllati soggetti potenzialmente a rischio di irregolarità in materia di accise, che hanno consentito di rilevare che il 10 per cento degli 86 distributori controllati sono risultati non in regola con le comunicazioni riguardanti l’Osserva prezzi carburanti del Ministero dello Sviluppo Economico.
Nel corso dell’anno sono stati, inoltre, sviluppati specifici e strutturati piani di azione.
Di particole interesse l’azione di prevenzione e contrasto dell’uso illecito di partite I.V.A. riconducibili a imprese fantasma, con l’esecuzione di decine d’interventi che hanno portato a richiedere agli Uffici dell’Agenzia delle Entrate territorialmente competenti la chiusura di 12 soggetti economici risultati inesistenti, scongiurando così il loro utilizzo per la commissione di illeciti di natura economico-finanziaria, quali l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, l’ottenimento e monetizzazione di crediti d’imposta non spettanti derivanti, ad esempio, dai cc.dd. “bonus facciate” e “super bonus 110%”, nonché per accedere fraudolentemente ai contributi statali corrisposti nell’ambito dell’emergenza “Covid – 19”.
Di pari portata, il piano d’intervento volto alla tutela del distretto turistico, con particolare riferimento al contrasto del fenomeno delle locazioni in nero, che ha permesso al Gruppo Viareggio di scovare otto immobili, ubicati nei comuni di Viareggio, Forte dei Marmi e Pietrasanta, locati, per periodi brevi, dai rispettivi proprietari senza dichiararne i relativi redditi conseguiti per circa 150.000 euro complessivi.
Significativi anche i piani di azione a tutela del monopolio statale del gioco e delle scommesse, con 58 interventi, 16 soggetti denunciati, l’individuazione di 5 punti di scommesse non in regola e la constatazione di un imponibile non dichiarato ai monopoli di oltre 3.000.000 di euro. Scoperto, altresì, in una stanza, all’interno di un bar di Pietrasanta, 3 apparecchi videoterminali non a norma, composti da personal computer collegati alla rete internet e a due gettoniere/lettori banconote. I predetti apparati informatici non rispettavano le caratteristiche previste dalla normativa per l’offerta di gioco, in quanto non connessi alla rete telematica autorizzata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e, per tale ragione, privi di sistema di controllo. In particolare, i sistemi informatici individuati davano la possibilità di effettuare, dietro pagamento di denaro, giocate on line su siti privi di certificazione che sfuggivano, quindi, sia al prelievo erariale unico sulle somme giocate e sull’imposta unica delle scommesse, sia al controllo sulla regolarità delle giocate stesse.
CONTRASTO AGLI ILLECITI NEL SETTORE DELLA TUTELA DELLA SPESA PUBBLICA
La Guardia di Finanza ha dedicato 10 Piani operativi al contrasto agli illeciti in materia di spesa pubblica e a quelle condotte che, mettendo a rischio la legalità e la trasparenza che devono connotare l’azione della Pubblica amministrazione, pregiudicano la corretta allocazione delle risorse, favorendo sprechi, truffe, malversazioni e indebite percezioni.
187 sono gli interventi complessivamente svolti a tutela dei principali flussi di spesa, dagli appalti agli incentivi alle imprese e alle erogazioni a carico del sistema previdenziale e sanitario, dai fondi europei alla responsabilità per danno erariale.
Le frodi in danno del bilancio nazionale ammontano a 988.578 euro, con 69 soggetti denunciati all’A.G., mentre quelle a danno del bilancio comunitario sono pari a 215.600 euro, con il deferimento alla Procura della Repubblica di 4 persone.
Il valore dei beni sequestrati per i reati di settore è di 274.016 euro, mentre le proposte di sequestro al vaglio delle competenti Autorità Giudiziarie ammontano a 986.835 euro.
I controlli in materia di “reddito di cittadinanza”, svolti in collaborazione con l’INPS, hanno riguardato in maniera selettiva soggetti connotati da concreti elementi di rischio. Nel complesso, sono stati scoperti illeciti per 237.617 euro e sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria 36 persone. Tra i vari casi acclarati, quanto rilevato dalle Fiamme Gialle del Gruppo di Lucca su un soggetto che, successivamente alla presentazione della domanda di RdC, effettuava numerose giocate registrate su un conto gioco a lui riconducibile, arrivando a movimentare, nel solo 2021, somme per oltre € 320.000. Ancora, i finanzieri del Gruppo Viareggio che, invece, nel corso di un controllo all’interno di un salone per parrucchiera di Serravezza, hanno identificato una lavoratrice intenta a svolgere le proprie mansioni in totale assenza di qualsivoglia contratto di lavoro dipendente. ma percettrice del reddito di cittadinanza per un importo pari a euro 500 mensili.
Un impegno importante è stato dedicato alla tutela della spesa previdenziale e assistenziale, con l’accertamento di illeciti per 313.935 euro e la denuncia all’Autorità giudiziaria di 12 persone. Il caso più eclatante in Garfagnana, ove al termine di un’articolata attività sono stati deferiti alla locale Procura della Repubblica n. 4 soggetti per i reati di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, indebita percezione di erogazione a danni dello Stato, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e somministrazione di lavoro fraudolenta. Coinvolti, complessivamente, circa 50 lavoratori fra italiani, albanesi, marocchini ed extracomunitari. In particolare, nel corso dei controlli condotti nei confronti di tre cooperative con sede nella Mediavalle del Serchio, è stato appurato che sono state di fatto gestite da persone legate tra loro da vincoli di parentela e che, nel tempo, hanno fatto ricorso ad un indebito uso dell’istituto del distacco di personale tra una cooperativa e l’altra, al solo fine di ottenere un mero profitto economico. Ulteriori approfondimenti hanno permesso di constatare che i soci lavoratori delle cooperative altro non erano che dei veri e propri lavoratori dipendenti, legati ad un solo datore di lavoro mediante vincolo di subordinazione, facendo venir meno lo scopo sociale previsto per l’istituto della cooperativa. E’ stato altresì accertato che, nel periodo marzo-luglio 2020, due cooperative hanno richiesto e ottenuto indebitamente la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria, beneficio assistenziale concesso dall’INPS a seguito dell’emergenza sanitaria COVID/19. All’esito dei riscontri è stato, infatti, rilevato che le predette cooperative, svolgendo attività economiche consentite nel primo periodo di “lockdown”, non avevano in realtà mai interrotto la loro attività lavorativa, dichiarando, pertanto, un falso stato di necessità finalizzato a ottenere un illecito profitto e a cagionare un danno agli Enti previdenziali ed assistenziali pari a 71.170,33 euro, somma che veniva poi sottoposta a cautela patrimoniale su decreto del G.I.P. a ristoro degli enti danneggiati.
Incisiva anche l’attività a presidio degli incentivi alle imprese e altre uscite nazionali e locali, ove vi rientrano i finanziamenti bancari assistiti da garanzia e i contributi a fondo perduto introdotti dalla legislazione emergenziale.
Al riguardo, sono stati effettuati complessivamente 69 controlli e constatati contributi illegittimamente percepiti/richiesti per euro 513.000, con la denuncia di 21 soggetti per i reati di truffa, indebita percezione e falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico.
Eseguiti, inoltre, diversi interventi in tema di responsabilità amministrativa, con la segnalazione alla Procura regionale della Corte dei Conti di 42 persone per danno erariale, quantificato in circa 1.700.000 euro.
Si segnalano, infine, nel settore degli appalti pubblici, le operazioni “STRADE PULITE” e “CITTA’ PULITA”, che hanno consentito di denunciare ben n. 25 persone alla Procura della Repubblica di Lucca, per i reati di “Turbata libertà degli incanti”, “Turbata libertà del procedimento di scelta del contraente” e “Tentata corruzione”, e di intercettare ben 9 procedure ad evidenza pubblica “truccate”, per un valore complessivo di gare pari ad oltre 16 milioni di euro, le quali, grazie all’intervento tempestivo dell’Autorità Giudiziaria e della Guardia di Finanza delegata ad operare, sono state successivamente annullate/assegnate a soggetti diversi da quelli collusi per un valore pari ad euro 9.152.912, consentendo così un concreto e effettivo rispristino della legalità economica e un legittimo dispiegamento delle risorse pubbliche “recuperate” in ossequio ai principi di sana e trasparente gestione.
Si riscontrava, nel dettaglio, che il modus operandi era il medesimo: il fornitore prescelto veniva informato prima della pubblicazione del bando, in modo da poter acquisire, per tempo, i mezzi e le attrezzature richieste. I ristretti tempi di consegna e le severe penali, che prevedevano addirittura la possibilità di recesso da parte della società pubblica senza alcun riconoscimento di indennizzi, scoraggiavano altri partecipanti, rilevandosi che i termini stabiliti non consentivano di reperire ed allestire i mezzi richiesti.
Per una società a partecipazione pubblica di igiene urbana dell’area lucchese, invece, veniva accertato che l’amministratore delegato di quest’ultima si era accordato con il presidente del consiglio di amministrazione di una società di medie dimensioni di Firenze, ancora prima che la gara venisse pubblicata. Venivano infatti raccolte una serie di prove tutte concludenti dei ripetuti incontri, anche a pranzo, avvenuti tra i due presso la sede della società fiorentina, in un periodo che, si riscontrava, coincideva con l’iniziativa intrapresa dall’amministratore delegato della società lucchese di approntare, personalmente, la documentazione di gara, anche introducendo, di volta in volta, nuovi criteri di valutazione asseritamente innovativi e che, invece, come accertato dalle indagini, avrebbero poi favorito il competitor colluso. Numerosi indizi raccolti consentivano altresì di concludere che l’amministratore lucchese e quello fiorentino si erano accordati anche per l’individuazione della commissione di gara, avvalendosi in ciò dell’intercessione di un professore universitario, dirigente di un dipartimento di ingegneria dell’Università di Firenze, con il quale l’imprenditore fiorentino stava sviluppando altri importanti progetti nel settore delle energie rinnovabili. Veniva accertato anche che il dirigente universitario aveva fornito anche i nominativi di due tecnici di cui uno - professore presso il medesimo dipartimento del direttore - che era poi nominato presidente della commissione di gara.
L’amministratore delegato, successivamente all’avvenuta aggiudicazione con riserva di efficacia, che vedeva la società fiorentina assegnataria di n. 3 dei complessivi n. 5 lotti, per un importo a base d’asta di euro 3.970.000,00, contattava l’amministratore colluso per concordare un appuntamento, avvenuto effettivamente presso la sede del competitor e ove si presentava anche la Guardia di Finanza. Ciò determinava il disvelamento degli accordi fraudolenti e l’annullamento della gara.
Sul versante anticorruzione, eseguiti 6 interventi, denunciate 6 persone ed accertate condotte di peculato per un valore di 1.176.000 euro e condotte corruttive per euro 115.000.
Quanto ai controlli sul PNRR, eseguiti 19 riscontri sui crediti d’imposta utilizzati da operatori economici e finanziati con tali misure di spesa, rilevando 5 irregolarità per un valore di 31.000 euro su un complessivo esaminato di 1.919.000 euro.
CONTRASTO ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ED ECONOMICO-FINANZIARIA
La strategia perseguita dalla Guardia di Finanza mira al contrasto di ogni forma di infiltrazione e degli interessi finanziari, economici e imprenditoriali della criminalità organizzata ed economico-finanziaria, attività di rilevanza assoluta nello scenario che va a profilarsi, contraddistinto dall’urgente necessità di tutelare la sicurezza economico finanziaria a salvaguardia del “sistema Paese” nella delicata fase post emergenza.
Le attività investigative sono orientate verso contesti che, sulla base di una preventiva analisi delle fenomenologie illecite presenti nelle singole realtà territoriali, risultino connotati da concreti ed immediati profili di rischio, focalizzando l’attenzione sulla conclusione di negozi giuridici da parte di soggetti apparentemente privi di adeguate capacità finanziarie, su settori di particolare rilevanza strategica o ancora sul reimpiego di proventi illeciti nei cc.dd. “beni rifugio” (diamanti, metalli preziosi, valute pregiate, opere d’arte, reperti archeologici, ecc.), nonché connessi con la gestione dell’emergenza sanitaria.
In quest’ottica, si è proseguito nell’opera di rafforzamento dello sviluppo degli accertamenti patrimoniali inapplicazione della normativa antimafia, anche nei confronti di soggetti connotati da “pericolosità economicofinanziaria”, ed il monitoraggio delle diverse manifestazioni della criminalità nel territorio di riferimento.
Sono state, al riguardo, sottoposte al vaglio dell’Autorità Giudiziaria proposte di sequestro di beni per euro 2.893.276 e sequestrati beni per un valore complessivo di oltre 7 milioni di euro.
454 sono stati, invece, gli accertamenti svolti su richiesta dei Prefetti, la maggior parte dei quali in funzione del rilascio della documentazione antimafia.
In materia di riciclaggio e autoriciclaggio sono stati effettuati 5 interventi, denunciato 1 soggetto, con proposte di sequestro di beni per euro 2.893.276.
Sono state approfondite oltre 180 segnalazioni di operazioni sospette inviate dai soggetti obbligati ai sensi della normativa antiriciclaggio e svolti controlli antiriciclaggio nei confronti di 17 soggetti, con la constatazione di plurime violazioni in materia di adeguata verifica della clientela e di gravi irregolarità per la totale assenza dell’impianto di vigilanza con rischi elevatissimi di infiltrazione della criminalità.
Quanto ai reati fallimentari, sono stati denunciati 5 soggetti e accertate distrazioni di patrimoni per euro 7.790.209.
È stata, altresì, intensificata l’azione di contrasto in materia di falsificazione monetaria, con l’esecuzione di 6 interventi e il sequestro di banconote false per euro 16.040.
Sul versante della tutela del mercato dei beni e servizi, sono stati effettuati 23 interventi in materia di contraffazione, con la denuncia di 38 soggetti e il sequestro di oltre 138.895 pezzi falsi, 4.583 metri di tessuto contraffatto e 162.000 euro di valuta.
Con riferimento alla sicurezza prodotti, sono stati sequestrati 261.831 prodotti insicuri per il consumatore, di cui oltre 20.000 giocattoli per bambini.
Di particolare valore l’operazione “LUSSO PARALLELO”, che ha disarticolato la commercializzazione e ricettazione di prodotti di pelletteria di alto pregio recanti famosi marchi contraffatti, che venivano esportati e rivenduti, come originali, anche in vari Paesi d’Europa, America e Asia. Le indagini, nello specifico, sono state condotte dal Gruppo Viareggio, a tutela del distretto turistico della Versilia e del “Made in Italy”, che hanno portato alla ricostruzione dell’intera filiera produttiva dei prodotti di pelletteria contraffatti rinvenuti, inizialmente, nei territori della provincia di Lucca quale mercato di sbocco.
Le successive investigazioni - sviluppate attraverso l’esecuzione di attività tecniche, l’analisi di dispositivi informatici, il controllo delle spedizioni internazionali, i servizi di osservazione, controllo e pedinamento - consentivano di ampliare il raggio di azione, individuando numerosi soggetti responsabili di plurimi reati di realizzazione e commercializzazione di beni falsi, oltre che individuare gli opifici ove venivano realizzati i prodotti e ricostruire le vendite e relative spedizioni di merce illecita dall’Italia verso l’Estero.
Nel corso delle attività emergevano, inoltre, precisi indizi di come, una parte dei prodotti in pelletteria contraffatti, venivano fabbricati da società licenziatarie (e/o sub lavoranti) delle case di moda titolari dei famosi Brands. In particolare, emergeva che tali imprese ponevano in essere un’illecita sovrapproduzione di beni, c.d. overruns, con conseguente sottrazione, ai danni delle citate case di moda, non solo di materie prime necessarie alla produzione dei beni, ma anche del necessario know-how (disegni, modelli e brevetti), riuscendo a generare considerevoli guadagni illeciti (con annessa evasione fiscale). Basti pensare, ad esempio, che una borsa da donna Chanel, modello Boy (medium), commercializzata nelle boutique ufficiali a circa 6.200 euro, veniva realizzata dagli indagati con fattezze e qualità pressoché identiche all’originale e venduta ad un prezzo oscillante tra 1.600 e 2.200 euro. Il Fenomeno dell’overruns è probabilmente la tipologia di contraffazione più insidiosa da scovare, data l’identicità quasi totale della merce prodotta a quella originale.
Sulla base degli elementi raccolti, la Procura distrettuale antimafia predisponeva l’avviso di conclusione delle indagini, ipotizzando il reato di cui all’art. 416 c.p. in capo a 14 persone (10 di nazionalità italiana, 3 di nazionalità cinese e 1 cittadino di nazionalità marocchina), poiché facenti parte di una struttura associativa avente il preciso scopo di creare articoli contraffatti di elevata qualità da immettere, poi, sul mercato nazionale ed estero.
L’associazione criminale, con base operativa in Toscana, vantava una fitta rete di contatti, che consentiva di curare tutti i passaggi della produzione (dalla lavorazione della pelle all’approvvigionamento delle materie prima), della vendita, nonché della commercializzazione dei beni, che avveniva in negozi di lusso localizzati anche in Ungheria, Repubblica Popolare Cinese, Repubblica Popolare di Corea, Francia, Germania, Gran Bretagna, Qatar, Austria, Canada e Stati Uniti d’America.
Nel corso delle investigazioni erano sottoposti a sequestro circa 50.000 articoli, tra prodotti finiti in pelletteria di alto pregio e accessori recanti marchi industriali contraffatti delle più prestigiose griffes di moda nazionali ed estere (Gucci, Ferragamo, Louis Vuitton, Chanel, Yves Saint Laurent, Balenciaga, Celine, Givenchy, Prada, Dior, Hermes, Moschino, Bulgari, Burberry, Chloè, Fendi, Boss, Mont Blanc, Valentino, Calvin Klein, Furla, Emporio Armani, Bally, Tod’s), nonché veniva data esecuzione a una misura cautelare patrimoniale emessa dal G.I.P. di Firenze, consistente nel sequestro preventivo pari a circa 1 milione di euro, corrispondente al profitto dei reati.
OPERAZIONI DI CONCORSO NEI SERVIZI DI ORDINE E SICUREZZA PUBBLICA
Sono state, complessivamente, impiegate oltre 2.000 pattuglie per assolvere al servizio di pubblica utilità 117 e nell’ambito dei dispositivi di ordine e sicurezza pubblica oltre 1.300.
Nel corso del controllo economico del territorio è stata svolta anche attività di contrasto allo spaccio e alla detenzione di sostanze stupefacenti, nel cui ambito le pattuglie si avvalgono, quando necessario, della preziosa collaborazione dei cani antidroga.
Sono stati, in particolare, effettuati 8 interventi che hanno condotto, oltreché al significativo sequestro di quantitativi di droghe leggere, alla denuncia a piede libero di 2 persone per detenzione ai fini dello spaccio di segnalazione al Prefetto di Lucca di 25 soggetti detentori, ai fini di uso personale, di sostanze stupefacenti.
Dal controllo del territorio è stata poi sviluppata un’importate operazione, c.d. “DRUG PARK”, dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Lucca, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, che ha portato al sequestro di oltre 500 piante di canapa indiana, destinate alla produzione e alla successiva commercializzazione di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente del tipo marijuana e all’arresto 5 persone, nella flagranza del reato di cui all’art. 73 e 80 del DPR 309/90. Nel corso dell’attività investigativa, è stato seguito tutto il ciclo produttivo a partire dall’impianto dei semi in appositi contenitori custoditi al chiuso fino al trapianto dei germogli in un campo appositamente allestito e protetto da una fitta boscaglia, ubicato nel Comune di Ponte Buggianese (PT), all’interno dell’area del cosiddetto “Padule di Fucecchio”. Completata la fase di crescita delle piante, durata alcuni mesi, durante la quale gli indagati si sono accuratamente occupati di favorirne lo sviluppo, provvedendo periodicamente all’irrigazione e alla fertilizzazione della coltura, alla fine di settembre le piante hanno raggiunto il giusto grado di maturazione ed altezza (oltre 2 mt.), per cui gli indagati organizzavano la raccolta ed il successivo stazionamento in locali idonei ad una corretta essiccazione del prodotto, da portare a termine durante la prima settimana di ottobre. Per lo stoccaggio e l’essiccazione delle piante avevano attrezzato un capannone sempre nel Comune di Ponte Buggianese (PT), dove concentrarle dopo averle raccolte.
Per tale ragione, in esecuzione di un decreto di perquisizione locale e personale emesso dalla DDA di Firenze, veniva eseguito un mirato piano di intervento operativo, che consentiva di trarre in arresto, come detto, in flagranza di reato, cinque presunti responsabili (2 di origine calabrese, 2 della provincia di Pistoia ed un cittadino albanese), di sequestrare l’ingente quantitativo di sostanza stupefacente, di cui circa 250 kg (peso delle sole foglie) già sistemata all’interno del capannone per la fase dell’essiccazione.
La tranche più consistente, quantificata in circa 400 piante per un peso complessivo (a lordo) di circa 1.000 kg.era invece rinvenuta nel campo dove era ancora in attesa di essere raccolta e trasportata e sistemata anch’essa nel capannone per la successiva essiccazione.
Le piante di cannabis sottoposte a sequestro avrebbero reso un quantitativo stimato di circa 300 kg. di marijuana, che venduta al dettaglio avrebbe fruttato una cifra vicina al milione di euro.
In un’altra operazione sul territorio, sono stati anche sequestrati oltre 1.700 confezioni di sigarette e circa 4.500 prodotti accessori a un esercizio commerciale per vendita non autorizzata.