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Scritto da Redazione
Cronaca
16 Maggio 2020

Visite: 215

Chi lo conosce sa che è, sostanzialmente, un buono, ma non fatelo esplodere e non mettetelo favanti a una ingiustizia: diventerebbe incontrollabile. Giacomo Lucchesi, 39 anni, fratello di Andrea, il giovane 21enne travolto e ucciso da Anthony Caturano nel febbraio 2018 a Viareggio, subito dopo la sentenza emessa dal giudice non aveva voluto, a differenza dei suoi genitori, commentare. Consapevole, probabilmente, che se lo avesse fatto, sarebbe venuto giù il... padreterno. Così aveva preferito trincerarsi dietro un silenzio carico di rabbia e impotenza.

Addirittura, durante l'udienza alla quale, sia pure a porte chiuse, aveva presenziato in quanto congiunto e parte lesa, aveva improvvisamente abbandonato l'aula sedendosi sulle panche del corridoio dell'ex Galli Tassi.

Alla fine, insieme ai genitori Mario Lucchesi e Fiorella Checchi, con l'avvocato Cristiana Francesconi, se ne erano andati in silenzio, amareggiati e tristi per quello che era appena successo.

Poi, nel pomeriggio, la richiesta giunta al telefono di chi scrive: "Può venire per favore al distributore di benzina di San Concordio che vorrei parlare anche io? In aula non mi hanno fatto parlare, ma adesso posso parlare quanto cazzo mi pare".

"E' vero - esordisce Giacomo Lucchesi - sono uscito dall'aula mentre stava parlando l'avvocato Roberto Cappa difensore dell'imputato. Non mi era piaciuto quello che stava dicendo, addossando responsabilità anche a mio fratello la cui unica colpa è stata quella di essere stato ammazzato. A quel punto sono uscito perché avevo il cuore in gola. O me ne andavo o mettevo le mani addosso a qualcuno. Ho detto qualcosa, ma il giudice mi ha detto di stare zitto. Ma se io non posso dire le cose in aula in modo cortese, ma che democrazia è questa? E' come essere in dittatura, non si può parlare, non si può dire nulla".

"Quando ho sentito il giudice dire che Anthony Caturano era colpevole e che era stato condannato a quattro anni - continua Giacomo Lucchesi - ho pensato che, in fondo, quattro anni in prigione non erano poi così pochi anzi, farseli tutti è una giusta condanna. Non avevo capito niente visto che l'avvocato mi ha spiegato che non si farà nemmeno un giorno di carcere proprio perché la pena di quattro anni può essere convertita nell'affidamento ai servizi sociali. Ma che giustizia è questa? Allora quando devo commettere un reato faccio due calcoli e se poi arrivo a quattro anni scelgo quello che mi conviene fare. Ma è normale questo? Se in Italia tutti fanno quello che vogliono e non ne pagano le conseguenze , allora, non ci si deve meravigliare se le cose vanno come vanno".

"Mio fratello è morto a 21 anni - conclude Giacomo Lucchesi - e chi lo ha ucciso, addirittura, non si farà nemmeno un giorno di carcere. Hanno detto che stava giocando con le auto in mezzo alla strada. Non è vero. Anche dalle immagini video del cantiere non si vede alcunché. Mio fratello è stato ammazzato e la colpa non è certamente la sua, ma di chi lo ha investito e se l'è cavata con quattro anni solamente".

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