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Scritto da Redazione
Cronaca
02 Giugno 2021

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Incendi, estinzione di specie su scala globale, scioglimento dei ghiacciai: così l'inquinamento atmosferico sta divorando il mondo.

Come una causa che prescinde una morale ambientalista venga ignorata sulla base della volontà di mantenere le attuali logiche capitaliste del potere, davvero si fatica a comprenderlo. Anziché unire trasversalmente, polarizza nell'indifferenza, nella cinica miopia di chi non vuole vedere la realtà dei fatti. E sebbene sia comprensibile la disillusione per l'abbattimento del consumismo sfrenato, oggi, si deve combattere per la sopravvivenza, non della Terra in sé, ma della vita come la si conosce.

Forse, però, è sbagliato questo approccio. Forse non si deve solo pensare a cambiare abitudini, rinunciare al tenore di vita acquisito, magari la soluzione è più semplice. È difficile ridurre l'impatto ambientale del singolo cittadino, o dell'impresa, senza sbatterli indietro di cento anni nel passato. A questo sta pensando un gruppo di giovani versiliesi che ha fondato Risearth, un progetto innovativo che si pone come obiettivo quello di compensare anziché rinunciare. 

Dunque, vi va di presentarvi? 

Mi chiamo Pietro Spataro e sono laureato in scienze della terra con specializzazione in paleoclimatologia e ho conseguito un master in Management dello sviluppo sostenibile. Al momento mi occupo di studiare le quantità di emissioni delle imprese e di come ridurne l'impatto ambientale. 

Io mi chiamo Leonardo Lucchesi, sto conseguendo un dottorato in fisica all'università di Pisa. Il mio ambito di ricerca riguarda lo sviluppo di tecnologie e materiali sostenibili. Con Risearth mi occupo della parte informatica del progetto. 

Mi chiamo Chiara Samueli e sono laureata in scienze della comunicazione. Da sempre sono appassionata di tematiche ambientali e sociali e con Pietro e Leonardo abbiamo fondato Risearth. Progetto di cui curo la parte comunicativa. 

Che cos'è Risearth? 

È una piattaforma online con cui cittadini e aziende possono misurare le proprie emissioni di gas serra e iniziare un percorso di compensazione delle proprie emissioni. 

Come si interagisce con la piattaforma? 

È molto semplice: basta andare sul sito www.risearth.com e cliccare la voce calcola. Abbiamo sviluppato una calcolatrice facile da usare e aggiornata con dati e ricerche riconosciute in Italia. Nel giro di qualche clic si scopre la propria quantità di emissioni di CO2e annuale. 

CO2e? 

Sta per CO2equivalente, cioè l'unità di misura che raggruppa tutti i gas serra sulla base del loro potere di riscaldamento. In sostanza la nostra calcolatrice dà un'idea della tua carbon footprint, cioè l'impronta di gas inquinanti che ognuno produce ogni anno. La media italiana è di circa 10 tonnellate di CO2e all'anno. 

In che cosa consiste la compensazione delle emissioni? 

Quando si prende consapevolezza delle proprie emissioni e si vuole fare qualcosa per il clima, cosa si può fare? Si può decidere di smettere di prendere l'auto, o di usare l'energia elettrica anziché il metano. Questo si chiama ridurre le emissioni di gas serra. Però, molto spesso, sia un cittadino che un'impresa hanno gravi difficoltà a ridurre la propria carbon footprint; in generale è impossibile ridurla a zero. Esiste tuttavia un'altra soluzione: se non puoi ridurre, puoi compensare. Significa investire in progetti che permettono di ridurre o assorbire le emissioni di CO2e in altre parti del mondo. 

Potreste farmi qualche esempio? 

Certo, pensa di essere in Cambogia o in Bangladesh, dove le fonti d'acqua sono molto inquinate. Le persone che abitano lì per usufruire di acqua potabile devono prima bollirla, per eliminare gli agenti inquinanti. L'unico modo che hanno per depurare l'acqua è accendere un fuoco con la legna degli alberi. Con un filtro depuratore, una cosa che per noi è semplicissimo avere, quelle persone possono bere e utilizzare l'acqua senza più tagliare alberi. O ancora pensa all'Africa: lì in tante regioni cucinano ancora con la legna. Si potrebbe importare in quelle regioni dei fornetti che minimizzino il consumo di legna. Oppure pensa a un'area della Cina, dell'Ecuador, dell'Honduras in cui non c'è energia elettrica. Nei casi di aree montane si può finanziare la costruzione di dighe che sfruttino l'energia idroelettrica: così porti l'elettricità a 5, 10 o 20 mila famiglie. 

Perché non piantare degli alberi invece? 

Anche quella è una soluzione. Ma tra tutte, quella un po' più rischiosa. Un albero può fare la differenza perché assorbe tanta CO2, ma prima che arrivi a un regime consistente serve che cresca e che non muoia nel frattempo. Ci vogliono 20 anni prima che un albero raggiunga la maturità, in questo periodo non si può avere la certezza che a quell'albero non succeda niente. È più importante evitare il disboscamento di alberi che sono già maturi e poi complementare anche la piantumazione di nuovi. 

Come si ha la sicurezza che gli investimenti arrivino a destinazione? 

Sono progetti certificati dalle Nazioni Unite, dal WWF e da altre associazioni riconosciute a livello globale. Tra questi progetti noi selezioniamo quelli a maggior impatto possibile, sia ambientale sia sociale e poi facciamo da tramite. Tu deicidi quanto compensare e noi inviamo i soldi per te a questi progetti. Noi acquistiamo i progetti nel carbon market, in cui, tra l'altro, vengono messi i report annuali che ne mostrano l'efficienza. Per essere sicuro che un progetto abbia un impatto va monitorato, noi lo supervisioniamo per l'utente. 

Per le imprese invece? 

L'Unione Europea ha l'obiettivo di raggiungere la neutralità delle emissioni entro il 2050. Noi vogliamo offrire un metodo per far capire anche alle imprese quanto emettono, come possono compensare e far loro decidere quanto compensare. Stiamo sviluppando una calcolatrice dei consumi pensata per le aziende. Semplice e efficace come quella per i cittadini. Monitoriamo, inoltre, l'andamento delle emissioni nel corso degli anni e suggeriamo le azioni migliori da attuare per ridurre le emissioni al minimo. Ciò che invece non si potrà ridurre potrà essere compensato. 

Come si inizia a compensare le emissioni? 

All'utente è lasciata libertà decisionale: ci sono varie offerte, saranno poi gli utenti a scegliere quella che si adegua meglio alle loro esigenze. Per esempio, come detto la media nazionale di emissioni è 10 tonnellate di CO2e, con 90 euro circa si può compensare le proprie emissioni di un anno. Ma il nostro obiettivo non è solo offrirgli uno scambio, quanto più mostrargli un percorso verso una maggiore consapevolezza ambientale. Durante questo percorso diamo anche delle informazioni ai nostri utenti: per esempio su quali diete hanno minor impatto ambientale, o quali viaggi in aereo sono più sostenibili, o quali automobili inquinano meno e così via. È straordinario vedere le manifestazioni in cui si chiedono azioni concrete alla politica, ma è fondamentale tutti iniziamo compierne.

Foto di Alfredo Scorza

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