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Scritto da lucia paolini
Cronaca
24 Febbraio 2022

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Nonostante la bellissima giornata di sole, il carnevale di quest’oggi si è svegliato con la terribile notizia dell’invasione dell’Ucraina. Sui social si è scatenata una vera e propria tavola rotonda di opinioni, soprattutto dopo la dichiarazione del sindaco Giorgio del Ghingaro che chiedeva alla fondazione “un segnale forte contro la guerra”.

Durante l’inaugurazione della mostra Gran Carnevale Tour, la presidente Marialina Marcucci ha dichiarato che il carnevale di Viareggio, con le opere allegoriche ha sempre contrastato la guerra “amici del carnevale gridiamo tutti no alla guerra e che i fuochi del carnevale di Viareggio possano illuminare le menti di quei potenti che ai coriandoli preferiscono le armi”. Queste sono state le parole ripetute anche in piazza Mazzini all’apertura del corso, mentre una bandiera della pace, immobile, è stata issata sotto il simbolo di Burlamacco.

Indiscutibilmente emozionante e toccante l’inizio del corso. Subito dopo lo scoppio del cannone, invece di inondare i viali con la musica festosa del carnevale, dal carro dei fratelli Cinquini è partita “Imagine”, la canzone simbolo contro la guerra. Un brivido silenzioso ha toccato la schiena di tutti coloro che erano in piazza Mazzini. I figuranti davanti al carro avevano grandi cartelli con scritte contro la guerra. Ogni gruppo e ogni mascherata, hanno portato, alla propria maniera il simbolo della pace. La polemica, come spesso accade a Viareggio, ha serpeggiato lungo la passeggiata e durante i fuochi, che in molti avrebbero preferito non venissero fatti, proprio per dare quel messaggio forte, ma il corso si è svolto regolarmente e con una buona affluenza di pubblico. Il giovedì e il martedì grasso sono i giorni dedicati più agli autoctoni, per questo hanno un gusto un po’ particolare. Questo corso non ha fatto eccezione sopratutto perché, svoltosi in notturna, ha rivelato i carri sotto una luce completamente nuova.

Madrina d’eccezione di questo secondo corso Liana Orfei. Una donna con un fascino e un carisma dirompenti, che ha raccontato con simpatia e ilarità alcuni aneddoti della sua vita, tra cui il bacio più lungo della storia del cinema, quello tra lei e Mastroianni ne “la dolce vita”. Un’inaugurazione all’insegna del circo e del mondo del clown, prima con Liana Orfei e poi con Ridolina, un’associazione di clown dottori che aiuta i bambini ricoverati negli ospedali. Lentamente il sole è calato e le luci dei carri si sono accese regalando quello spettacolo che solo il corso in notturna riesce a dare.

Non è possibile raccontare a parole ogni carro, ma è inevitabile menzionare l’utilizzo delle luci ne “Il sognatore”. In questo caso il carro non è solamente illuminato, ma ha un embrione di light design che vede nelle luci uno spaccato di narrazione. Monitor laterali ad illuminare il cammino di “Reset. Si riparte da sottozero” di Lebigre e Roger, qua non sono le luci, ma proprio la scelta narrativa del video a ricoprire un ruolo fondamentale, in alcuni momenti sembra proprio di essere al polo. Video che viene usato con un montaggio molto interessante anche da Valentina e Fabrizio Galli in “Homogeneity”. E’ interessante vedere come la multimedialità si stia facendo spazio e che il video si mescoli come materiale tra i materiali. Multimaterialità e multimedialità sono gli ingredienti delle giovani leve, una via tutta da scoprire che è ancora un terreno vergine su cui c’è tanto da sperimentare e creare. Inquietante la bocca rossa come un fascio infuocato del burattinaio di “Manipulation” di Roberto Vannucci e impeccabile “la festa dei folli” di Luca Bertozzi. Purtroppo il carro di Alessandro Avanzini “Dotti medici e sapienti”, sul finale del corso ha avuto un piccolo problema e si è spento.

Folle l’utilizzo delle luci e dei fuochi sul carro “quinto comandamento, una sola razza quella umana” di Massimo e Alessandro Breschi. Al buio , tra effetto fumogeno, luci e fuochi artificiali, sembra veramente di trovarsi tra le fauci dei draghi. Molto d’effetto anche l’illuminazione di “I have a dream” la mascherata di Silvano Bianchi e decisamente psichedelico l’uso del suono e delle luci in “to bit or not to bit”, maschera isolata di Alessandro Vanni.

Le luci scendono anche dai carri per diventare parte integrante delle mascherate e ecco che anche davanti ai carri si iniziano a vedere le prime coreografie luminose.

Belli i petali illuminati delle margherite di “il futuro? Un’ipotesi” di Luciano Tomei e fantastiche le teste delle formiche e delle cicale di “la formica e la cicala” di Luigi Bonetti.

Questo per citarvi solo alcune delle opere che con le luci hanno avuto un effetto completamente diverso e interessante rispetto al corso in diurna.

Un’opera in cartapesta, che sia un carro, una mascherata o una maschera isolata è composta da tanti elementi, è un’opera d’arte che ha una tavolozza con molti colori, uno di questi è proprio la luce.

Per alcuni è più un accessorio che illumina il carro, per altri invece sta diventando parte integrante del processo creativo e parte integrante della narrazione.

Negli ultimi anni si sta vedendo un profondo cambiamento nei corsi in notturna. Se vedere illuminati nella notte i giganti di cartapesta li rendeva ancora più mastodontici, ora che la luce sta iniziando a raccontare l’idea del carrista, la magia del buio li rende ancora più vivi.

Alla fine del corso ci sono stati i fuochi artificiali.

Se fino a quel momento il brusio delle polemiche era un basso sottofondo allo scoppio dei fuochi, la sequenza dei cuori luminosi, sparati in cielo, ha riappacificato gli animi che erano in piazza Mazzini. Cuori che hanno messo tutti d’accordo facendo unire le voci in un’unica espressione di stupore.

Ancora polemiche per quanto riguarda le entrate e le uscite dal circuito, che fino ad oggi era contingentato a 40mila persone e che domenica dovrebbe vedere l’ampliamento a 80 mila.

Nonostante la terribile notizia dell’invasione dell’Ucraina, il carnevale per alcune ore ha regalato arte, felicità e perché no, forse proprio quel messaggio forte che era stato richiesto. Ogni zaino colorato con i colori della pace, ogni bandiera, ogni mascherina con su scritto pace, se viste nel modo giusto, forse possono veramente essere un messaggio, perché “la pace con le bombe non si fa è come il cavolo, col baccalà”.

Foto Lucia Paolini

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