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Scritto da Redazione
Cronaca
14 Febbraio 2021

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Gli Orti di via Elisa non sorridono più. E' da un anno o poco meno che Samuele Cosentino tiene la bocca chiusa. Nessuna protesta contro il lockdown spinto che ha messo in ginocchio la sua categoria, quella dei ristoratori, quella delle eccellenze italiane che, da sempre, sono tra quelle che ci danno dignità e eco nel mondo. Nessuna reazione scomposta, niente ribellioni né iniziative fuori luogo. Sempre e soltanto una disciplinata adesione alle richieste del Governo Conte con conseguente messa in sicurezza dei locali, applicazione delle distanze, riduzione dei tavoli, installazione dei dispositivi di sanificazione. Inoltre, una fiducia indiscussa e convinta nelle istituzioni preposte alla tutela della salute in tempi di emergenza Covid-19. E sorrisi, sparsi a piene mani e a 36 denti e anche un po' di più verso gli avventori, siano essi quelli da asporto che quelli a domicilio che quelli, quando è stato possibile, in presenza.

Ma arriva un momento in cui anche i sorrisi diventano merce rara, che anche la pazienza finisce per stancarsi, che anche le buone intenzioni perdono il buone e restano a bocca asciutta.

Ieri, 13 febbraio, ha compiuto 50 anni e peggior regalo non avrebbe potuto ricevere. Per di più, proprio da quel ministro, sempre Sciagura pardon Speranza, che aveva omaggiato e rispettato per tutto questo tempo senza profferire verbo o sostantivo che dir si voglia. 

Aveva, Samuele Cosentino, titolare degli Orti di Via Elisa insieme alla moglie Silvia Pacini, il tutto esaurito per il pranzo di San Valentino di oggi. Circa 45 coperti che sarebbero andati, di questi tempi, a irrobustire quegli incassi che, ormai da 12 mesi, languono come non mai. Era tutto pronto, era già stato acquistato il necessario per rendere questa ricorrenza quello che è sempre stata: un'occasione per scambiarsi parole e promesse.

Invece il ministro più inutile e dannoso tra i tanti di cui questo povero Stivale sfasciato può vantarsi di avere avuto, gli ha giocato un brutto scherzo: l'ennesimo dpcm con cui è stata disposta la zona arancione per la regione Toscana a partire dalle 22 di sabato 13 febbraio e, quindi, a farsi benedire, per non dire peggio, S. Valentino e tutti gli innamorati.

E lui, a questo punto, non ci ha visto più. Ma, come è nel suo stile, non ha aperto alla faccia del divieto, non ha opposto resistenza come hanno fatto i Momi di Firenze, gli Alfieri di Sassuolo o le migliaia di ristoratori che, al nord in particolare, hanno detto basta e aperto ad oltranza costi quel che costi e accada quel che deve accadere.

No, Cosentino ha, più semplicemente, preso la sua immancabile lavagna e ha disegnato sopra un Panda, un'ape e un cappello da chef con, accanto, la parola ristoratori. E su tutto, la parola, in rosso, Salviamo.

C'è amarezza in questo eterno Peter Pan della ristorazione lucchese, capace di mascherarsi da Uomo Ragno durante i Comics e di allestire il suo locale in occasione di ogni manifestazione che possa fare della sua città un ambiente accogliente e capace di promuovere il turismo in tutte le sue forme e specialità. 

Cosentino, era già tutto previsto?

Evidentemente sì, ma non per noi. 

Anche lei, come molti suoi colleghi, aveva un S. Valentino da tutto esaurito?

Sì, un S. Valentino tutto esaurito, favorevoli anche il clima, con un bel sole. Ovviamente poi la notizia delle 19 e qualche minuto con cui tutto è crollato. Un dpcm pubblicato in Gazzetta Ufficiale poco dopo le 19 del 13 febbraio che entra in vigore dalla mezzanotte del 14 febbraio ossia di oggi. Un provvedimento che, è meglio, si commenti da sé.

Cosentino cosa mi dice? Sta perdendo il suo tradizionale aplomb?

Sto dicendo che il tempo del dialogo, del confronto e della concertazione è finito. 

Cosa intende dire scusi?

Sto dicendo che fino ad oggi il nostro sindacato ha fatto mille sforzi affinché il nostro confronto si basasse sul rispetto delle regole e sul rispetto verso quelle istituzioni che le regole prescrivono. Ma se questo rispetto non è ricambiato, allora ciò significa che bisogna cambiare linguaggio e modalità di azione.

Non l'avevamo mai sentita così arrabbiata e determinata come se fosse stato tradito nella sua fiducia.

Certo che siamo stati traditi. Qui non è in discussione l'emergenza sanitaria, non è in discussione la priorità che va sicuramente data ai numeri del contagio e alla diffusione dell'epidemia. Qui bisogna scindere i temi tra quello che è l'emergenza sanitaria e, invece, quella che è la gestione dell'emergenza sanitaria. Ci dicono da più parti e sempre in forma ufficiosa o confidenziale che anche le istituzioni sono convinte che i locali pubblici non sian o causa di diffusione del virus, ma siano, semplicemente, una potenziale causa di assembramento esterno. Ciò vuol dire che chi non è capace di gestire le persone che girano in città preferisce tenere a casa dei professionisti, dei dipendenti, mettendo inc risi una intera filiera di produzione e di distribuzione del cibo. 

Lo sa che ci sorprende.

Perché?

Quante volte, sia sincero, in questi lunghi mesi di passione, le abbiamo manifestato l'idea che ogni tentativo di addivenire ad un confronto basato sul rispetto reciproco tra politica e categorie produttive, sarebbe stato inutile?

Tante volte me lo ha detto, è vero, ma io tutt'ora non ci credo. Io credo nella politica. Alle volte mi sorgono dubbi su alcuni politici che è cosa ben diversa.

E adesso, caro amico mio, cosa intende, possibilmente evitando di essere, come al solito, troppo diplomatico, quando dice che bisogna cambiare linguaggio e modalità d'azione?

Ribadisco che credo nella politica e nel rispetto delle regole e delle istituzioni. Quindi non intendo, io personalmente, ma in linea di massimo credo sia la linea del sindacato, aprire fuori dalle regole.

Allora preferite morire?

Assolutamente no, il contrario. Vogliamo forzare affinché ci sia una verifica delle regole e laddove si capisse che le regole date sono state rispettate si deve permettere di aprire. In sostanza se io ristoratore adempio ai doveri indicatimi devo essere messo in condizioni di aprire. Sappiamo cosa fare, abbiamo anche proposte concrete per superare quegli ostacoli che, fino ad oggi, hanno messo inc risi i politici che si sono succeduti. Nelle prossime ore ci sarà un incontro del nostro sindacato durante il quale definiremo le modalità con cui organizzare l'azione di protesta. Non mi chieda anticipazioni perché mancherei di rispetto agli organi sindacali.

Ultima domanda: il governatore della Regione Eugenio Giani, secondo lei, non avrebbe dovuto mostrare un po' più di coraggio e attributi?

Il governatore Giani e quelli che lo hanno sostenuto.

Quindi, Cosentino, se non sbagliamo, notiamo una velata polemica verso il palazzo lucchese dei Bradipi?

Arrivederci Grandi...

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