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Scritto da Redazione
Cronaca
11 Maggio 2021

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Determinazione, maturità e consapevolezza non sono caratteristiche semplici da trovare, specie se si pensa di stare parlando con una persona molto giovane. Specie se l'argomento in questione è il mondo della moda nella sua complessità fatta di sfumature, pregi e criticità.

Ecco la storia di Tecla, studentessa e modella diciassettenne.

Come ti chiami?

Mi chiamo Tecla Guidotti, ho 17 anni e vivo a Viareggio.

Che cosa significa per te fare la modella?

È letteralmente un lavoro. Se ti dicessi che è solo una passione non sarei sincera. Per quanto possa essere divertente viaggiare per la Toscana e fare foto, significa anche alzarsi la mattina alle cinque e rientrare la sera alle undici: quando ho finito sono distrutta. È un impegno che ho preso e, certo, mi piace, ma quello rimane: un lavoro.

Come hai intrapreso il tuo percorso lavorativo nella moda?

Ho iniziato muovendo i primi passi tra i concorsi di bellezza. Non avevo idea di come funzionasse il mondo della moda, quindi, non sono partita a razzo cercando le migliori agenzie di moda in Toscana. Ho voluto mettermi in gioco e provare. I primi concorsi sono andati molto bene, così sono arrivata a quello di Trani dove ho vinto la seconda fascia nazionale. Da quel momento ho iniziato a andare in televisione e sono stata notata da alcune agenzie di moda di Firenze che mi hanno contattata per iniziare a lavorare.

Cosa fai nel tuo tempo libero?

Studio. Naturalmente la scuola è molto importante, il diploma va preso e ci sarebbe anche l'intenzione di fare l'università. Quel poco tempo libero che mi rimane cerco di passarlo con le amiche, o con il mio ragazzo.

L'esperienza migliore che hai avuto nel tuo lavoro?

La fortuna di trovare l'agenzia di moda con cui attualmente collaboro. Con questa agenzia lavoro davvero tanto; apprezzo la serietà che mettono in questo settore e il modo in cui tutelano le modelle. Penso di essere stata fortunata a trovarli.

C'è invece un aneddoto in particolare che ti piacerebbe raccontare?

Ce ne sarebbero tanti. In generale mi piace la sorpresa che caratterizza il mio lavoro: spesso non c'è troppo tempo per le anticipazioni sugli shooting. Un cliente può aver bisogno di pubblicare un editoriale di moda e le tempistiche per organizzarlo sono brevi e serrate e può succedere che qualcosa sfugga. Una volta mi è capitato di scoprire di stare facendo un editoriale per Fendi mentre ero sul set.

E la peggiore esperienza?

Purtroppo non tutte le agenzie sono serie. Anche io sono dovuta passare per delle agenzie che si sono rivelate per delle truffe. Magari per il curriculum può anche far bene, ma ci rimani male, perché senti che ti hanno fatto perdere tempo.

Potresti spiegare meglio questa cosa? In che senso alcune agenzie promuoverebbero delle truffe?

Quello della moda è un mondo molto complesso. Prima di tutto credo che uno debba avere gli occhi ovunque. Bisogna stare molto attenti agli agenti che si propongono per farti lavorare, chiedendoti, tuttavia, anticipatamente, un pagamento. Questa cosa non esiste. Io mi sono sempre rifiutata di pagare per lavorare e quando, dopo una prestazione, non sono stata retribuita ho subito interrotto la collaborazione. Chiaramente non è facile quando hai appena iniziato e hai un mondo da scoprire.

Cosa pensi del mondo della moda?

Mi piace tanto, mi affascina. Soprattutto l'alta moda, per me è un'arte. Mi piacciono molto le sfilate: seguo la settimana della moda di Parigi, di New York, di Londra. Non so se farò la modella per tutta la via, ma so che lavorerò in quel mondo.

Magari come stilista?

No, vorrei specializzarmi in Fashion and Brand Management, cioè, per intenderci, in economia della moda. Quando uno stilista, un creativo, propone un prodotto a un'azienda, il manager del brand valuta il prodotto in questione e ne appoggia la creazione, se meritevole.

Una specie di produttrice di stilisti?

Più o meno. Sì, mi piacerebbe lavorare in questo ambito un domani.

Ritieni che la percezione che si ha della moda abbia un'influenza positiva o negativa sui giovani?

A livello culturale, relativamente ai canoni estetici, negativa. Ora, per fortuna, nel mondo c'è molta più sensibilità riguardo alla body positive. Il vecchio canone di bellezza della moda sta mutando, sì, lentamente, ma lo sta facendo. In Italia questo cambiamento non si è ancora sviluppato come all'estero purtroppo. Si fatica il doppio in questo senso. Soprattutto sulle taglie sono ancora molto rigidi. La concezione della modella, per come la percepisco anch'io, è quella di un manichino: perché la modella deve indossare gli abiti e in Italia, dove si punta tanto sull'alta moda, si guarda alla vestibilità. Il rischio è che i canoni dell'alta moda, che seguono dei presupposti specifici, vengano interpretati come uno standard e questo può provocare dei danni. Soprattutto nei più giovani che vedono i modelli e le modelle come esempi a cui ambire. Se invece si guardasse di più al ruolo della modella inteso come mestiere, o come lo chiamo io, senza nulla togliergli e senza attribuire a chi lo esercita connotazioni di genere pregiudizievoli: il mestiere del manichino, forse, si riuscirebbe a evitare di idealizzarne la figura che, in fin dei conti, è un'invenzione pubblicitaria.  

Senti il peso di una responsabilità nei confronti dei tuoi coetanei?

Sinceramente, no. Magari potresti richiedermelo tra dieci anni. Tra dieci anni, chissà dove sarò, magari me la potrai rifare questa domanda. - sorride mentre lo dice.

Ti prendo in parola, allora.

Eh, un domani chi lo sa. Ma per adesso non mi sento di essere così influente.

Un'ultima domanda per concludere il nostro percorso: cosa diresti a un ragazzo o una ragazza che volessero intraprendere una strada simile alla tua?

A livello di spunti lavorativi la moda può offrire un sacco di opportunità: girano tanti soldi, c'è una grande economia. Se si ha la voglia di mettersi alla prova questo mondo può essere una valida opzione. Certo, se si vuole fare il modello, o la modella, come detto, si deve rientrare in certi canoni. Che non riguardano necessariamente la bellezza. Anzi. Il viso è forse l'ultima cosa che guardano. La bellezza è soggettiva, vale il detto: "Non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace". Le agenzie cercano anche la varietà nei volti, in modo da avere più proposte. Servono, però, una certa altezza e una certa taglia. È un mondo che, comunque, offre molti sbocchi lavorativi: nella fotografia, nello styling, nella make-up artistry. Come in tutte le cose, ci vogliono interesse e determinazione.

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