In questo periodo buio per tutti, esiste qualcuno per il quale lo è ancor di più.
L'Italia ad oggi conta oltre 3 milioni di persone affette da disabilità più o meno gravi, che, tutti i giorni, si trovano costrette a dover contare sempre sull'aiuto degli altri per poter vivere la loro vita in un modo semi-normale. Persone non autonome, che hanno bisogno di aiuto, supporto, affetto. La mancanza del contatto umano, forzatamente impostaci in questo periodo di emergenza sanitaria, sta giocando un ruolo cruciale nelle loro esistenze, già particolarmente colpite dal destino, che, con loro più che con altri, non è stato per niente clemente.
Alberto Dalle Mura ha 26 anni e lavora come OSS, operatore socio-sanitario. Si occupa infatti di seguire quotidianamente persone disabili, in particolare ragazzi e anziani. Da ormai due anni fa coppia fissa con Giuliano, un 33enne affetto da cerebrolesione. Alberto lo segue in tutto, sei giorni alla settimana, per cercare di dare un po' di ossigeno alla sua famiglia che, senza il suo aiuto, non riuscirebbe mai a staccare la spina, rischiando di soffocare.
"Le persone come Giuliano sono abituate ad essere emarginate, 365 giorni all'anno – spiega Alberto -. Non riescono a vivere la loro quotidianità in modo tranquillo, nella società sono l'ultima ruota del carro. Ma in questo periodo particolare per tutti, dove il calore umano viene meno, a loro sembra davvero di vivere in un incubo".
Per soggetti come Giuliano, infatti, la routine della giornata è una cosa fondamentale, che infonde in loro sicurezza e stabilità: l'unico appiglio che impedisce loro di sprofondare, in una vita passata sull'orlo del precipizio. Ma adesso, purtroppo, anche questa viene meno. "Giuliano è abituato a vedermi quasi tutti i giorni e a passare la maggior parte della sua giornata con me – racconta l'OSS -. Abbiamo instaurato un bellissimo rapporto insieme, di affetto e sopportazione reciproca: ogni giorno mi insegna qualcosa senza rendersene conto. Con l'avvento del virus sono stato messo difronte ad un bivio: continuare a seguirlo, rischiando magari di contagiarlo, o interrompere momentaneamente il mio ruolo, lasciando la sua famiglia sommersa di problemi. Tra le due opzioni, mi è toccato scegliere la 'meno peggio'...".
Il rischio, infatti, era troppo grosso. Alberto non vede Giuliano ormai da più di un mese. Si tiene in contatto con la famiglia, cerca di sopperire alla sua mancanza facendo spesso delle videochiamate, ma la situazione è sicuramente molto complicata. "Non potevo mettere a rischio chi vive già con gravi patologie, ho dovuto scegliere a malincuore, ma era l'unica cosa da fare. L'appello che mi sento di fare è uno solo: non lasciate queste persone a loro stesse. Hanno bisogno di supporto ed è necessario fornirglielo, oggi più che mai".
A confermare la drammaticità della circostanza è Giada, la sorella di Giuliano. "Ci siamo trovati senza supporto – racconta -. È un periodo duro per tutti e ognuno di noi deve avere delle sicurezze, soprattutto questi ragazzi. Per fortuna Giuliano è un tipo abbastanza tranquillo, più o meno gestibile, ma non tutti sono come lui. Ci sono ragazzi che hanno delle forti crisi e che non sono facilmente controllabili. Mi è dispiaciuto per le polemiche venutasi a creare sul tema delle passeggiate fuori da casa. Forse a qualcuno non è chiaro, ma per le famiglie di questi soggetti è fondamentale farli uscire dalle mura domestiche: serve per interrompere un comportamento, spesso, purtroppo, anche violento. Per noi non è un piacere, ma una necessità che non deve esserci negata. Ne va della nostra e della loro salute".
Uno Stato, quello raccontato da Giada, mai assente come in questo periodo di incertezza e instabilità. "Non è sempre facile capire Giuliano. Osservi ogni suo gesto, ascolti ogni suo sospiro, cercando di capire quello che vuole comunicarti. E non sempre ci riesci. È devastante pensare che potrebbe contagiarsi e ritrovarsi da solo in un letto di ospedale, senza l'affetto dei suoi cari. Abbiamo bisogno di sicurezza e incolumità, ma anche di supporto". E alle istituzioni: "Vi prego, fateci sentire la vostra presenza. Non abbandonateci".