Soprusi. Sottrazioni d'identità. Violazione in toto della persona. Sono solo tre casi, di un elenco quasi infinito dell'utilizzo illegale di internet. Difficile contare le questioni delicate che quotidianamente diventano oggetto di dibattito, ma ce n'è una su cui è doveroso fare chiarezza trovando il coraggio di gridare "Basta!": la privacy sui social network e - più in generale - su tutto il web.
Il numero delle vittime che ogni giorno trovano i loro volti e corpi modificati su siti pornografici è in aumento e rimanere ciechi e sordi di fronte a un reato simile significherebbe essere passivi alla vita e alla giustizia.
Così abbiamo ascoltato le parole dell'avvocato penalista Cristiana Francesconi che ci ha aiutato a comprendere come la legislazione italiana sia attiva sul campo.
Rubare e ripotare fotografie su siti pornografici è senza dubbio un reato gravissimo, nella legislazione italiana come viene classificato?
Il nostro codice penale, purtroppo, sotto questo aspetto è molto indietro. Nello specifico è un tipo di reato identificato, e quindi punito, come diffamazione aggravata. Ancora non esiste una norma specifica che ne risponda e le pene sono troppo lievi per un atto così agghiacciante che ha conseguenze disastrose sulla vita delle persone.
Quindi non esiste una vera e propria tutela specifica?
Non ancora, ma i legislatori ci lavorano costantemente. Ad oggi quello che si può fare è denunciare e richiedere il risarcimento dei danni. È prevista, comunque, la reclusione per chi compie questi reati. Sono consapevole che sia difficile rimanere al passo con tutto ciò che accade su Internet, ma è necessario riuscirci. Le vittime sono in aumento, è un fenomeno in crescita e sempre più pericoloso. Si tratta di una vera e propria sottrazione d'identità, un furto alla vita delle persone, un atto che le distrugge emotivamente con gravi rischi e conseguenze pericolosissime.
Tutto ciò accade attraverso i social network, ma quando decidiamo di pubblicare una nostra foto fino a che punto continuiamo a possederne i diritti?
Noi non cessiamo mai di possedere i diritti esclusivi sulle nostre fotografie. Chiunque voglia utilizzarle per qualsiasi altro scopo deve possedere la nostra autorizzazione. Condividerle sui social network non significa cedere i diritti a qualcuno, quello scatto rimane in tutto e per tutto di nostra proprietà ed è un reato che venga utilizzato da altri senza il nostro esplicito permesso.
Questo in ogni caso?
Certo, a meno che non si tratti di un utilizzo a mezzo stampa. Mi spiego, nel giornalismo può accadere che per necessità si raccolgano fotografie e si utilizzino nei rispettivi articoli. Un caso è quello di un incidente mortale, la fotografia della vittima può essere presa dal professionista direttamente dal suo profilo social essendo una notizia di rilievo pubblico. Ovviamente dovrà essere utilizzata solo ed esclusivamente per informare secondo le norme deontologiche.
Secondo lei l'utilizzo di videochiamate può agevolare coloro che compiono questo genere di reato?
Io non credo e mi auguro proprio di avere ragione. Nel senso, i mezzi per le videochiamate esistono da sempre e penso che ognuno di questi venga controllato scrupolosamente e costantemente. Ritengo che si tratti di reati compiuti perlopiù attraverso social come Facebook, Instagram e vari.
In connessione a questo reato è di grande importanza la questione del revenge porn: la legislazione italiana lo classifica allo stesso modo?
La diffusione di immagini pornografiche del proprio ex partner a scopo di vendetta viene considerata e punita in maniera differente. Questo non perché sia visto come un reato più o meno grave dell'altro, ma semplicemente perché esiste da più tempo e i legislatori hanno iniziato a lavorarci da prima. Sono previste norme severe in vigore dall'estate scorsa, come vede anche questa legislazione è nuova: è solamente da un anno che finalmente è considerato reato specifico. Mi auguro che anche sulla questione della diffusione di immagini si faccia al più presto qualcosa d'importante.
Ha un consiglio da dare a tutte quelle ragazze vittime di queste violenze?
Sì, bisogna avere il coraggio di denunciare. Denunciare, denunciare e denunciare. Fa paura, ma al momento è l'unica strada che abbiamo. Si tratta di un vero è proprio furto, una violazione inammissibile. Voglio chiarire che queste ragazze non sono mai, e sottolineo mai, in torto e devono riuscire a capirlo anche loro. Comprendo sia difficile e anche tanto. Talvolta serviranno degli aiuti esterni per essere in grado di superare lo choc subito, ma il silenzio non farà altro che peggiorare le cose. Bisogna gridare "Basta" e bisogna farlo tutti e tutte insieme.