Giornata fredda sui viali a mare, scaldata solo dalla musica e dalla bellezza dell’ospite speciale di questo quinto corso Zeudi Di Palma, Miss Italia 2021.
Non certo una folla oceanica quella di questo quinto corso, le cause possono essere molteplici, dall’aumento dei casi di covid a Viareggio, alle innumerevoli iniziative per la pace o forse semplicemente il calo delle temperature. Nonostante questo, il corso è stato ricco di magia, amplificata dal finale in notturna.
La tensione del penultimo giorno si comincia a sentire e l’impegno dei figuranti e dei ballerini quest’oggi è stato mirabile. Si cominciano a guardare i carri con occhi diversi e la curiosità di scoprire quale vincerà comincia a serpeggiare tra la folla festante. E’ ancora presto per questo, i risultati ci saranno solo alla fine del prossimo corso, quindi nell’attesa, continua il viaggio alla scoperta delle mascherate di gruppo.
Trascinati da una moltitudine di attori con il volto ricoperto di argilla bianca, gli scacchi della mascherata di Marsili entrano in scena in maniera dirompente.
Cosa volevi raccontare con questa mascherata?
“Ho preso ispirazione da una commedia teatrale di Samuel Beckett, finale di partita. Una commedia che viene scritta alla fine del conflitto bellico e questo porta la riflessione di una platea che è una scacchiera, dove rimangono vivi solamente quattro personaggi. Due anziani decaduti e mutilati, uno storpio e un maggiordomo. Questo sta a significare quanto, oggi giorno ci dobbiamo rendere conto di quanto siamo fortunati in questo momento, qua a Viareggio che si fa il carnevale, mentre da altre parti questo non succede.”
Cosa pensa Beckett degli esseri umani?
“Beckett ha disprezzo degli esseri umani, gli fanno schifo gli esseri umani. Ognuno deve giocare la sua partita, lui non da più speranza all’essere umano. Ognuno di noi vive la sua partita e fa le proprie mosse, questo porta sicuramente a una crescita interiore e alla scoperta del bene e del male, come gli scacchi e la scacchiera, ognuno di noi entra in contatto con la propria scura e quella chiara”.
Hai messo in scena, oltre la cartapesta, una parte teatrale molto forte, come mai?
“In questi anni ho voluto sperimentale delle cose teatrali, dove io mi escludo dal fatto del carnevale, della mascherata o del carro in se’ per se’, mi piace entrare nella logica di una propria scenografia in un contesto teatrale di un qualche cosa che mi attira e chiaramente la platea e il mio teatro, sono la passeggiata. Con il sadismo e il cinismo di Beckett si crea il grottesco, che fa parte anche questo del carnevale. Quello che noi vediamo politicamente scorretto, in passeggiata, al carnevale di Viareggio, può diventare un elemento di confronto o riflessione”. La regia teatrale si vede e i volti silenziosi dei personaggi sono maschere espressive che arricchiscono e completano la mascherata. Non c’è divisione tra cartapesta e attori, il tutto si sviluppa in una fusione, fino ad arrivare all’elemento più piccolo degli scacchi, il pedone,che viene spostato e mosso da un gruppo di donne. Molto interessante la realizzazione del doppio pezzo, che comprende sia la parte nera che la parte bianca, proprio a simboleggiare la complessità dell’animo umano.
Se di guerra si parla, la mascherata che ha portato in scena la parte peggiore dei conflitti e cioè gli interessi economici che stanno alla base di ogni guerra è la mascherata di Stefano Di Giusto “ARMercato”.
La tua mascherata è stata una predizione. Come è nata?
“Il sentore di guerra si avvertiva già da tempo. Purtroppo al giorno d’oggi è fin troppo facile prevedere una guerra. Questi banchetti rappresentano gli stati che vendono armi nel mondo. Esiste una classifica e questi sono tra i dieci più grandi produttori. Fino a che si produrranno armi, vi sarà una guerra. Purtroppo quando si costruisce un missile, questo ha una data di scadenza e costa più smaltirlo che lanciarlo. Quindi quando si costruisce un missile è fatto apposta per poi poter fare una guerra e questa è una tragedia”.
Parlare di guerra in questi giorni non è facile, cosa senti dire mentre cammini con la mascherata?
“Un po’ di tutto. Ho avuto anche degli screzi con qualcuno. Quando si dice che uno stato costruisce armi non è mai bello e dover ammettere che effettivamente questi sono gli stati che fanno parte dei primi dieci costruttori è forte”
Quale stato ti ha creato più problemi?
“Indovina!”
Hai usato degli stereotipi, come mai?
“Perché questi sono gli stereotipi dell’odio. E’ così che il tedesco diventa un nazista, l’italiano un mafioso.”
Una mascherata difficile che ha avuto qualche problema ad uscire, forse anche a causa del poco tempo a disposizione, ma che ha riscosso una grande solidarietà da parte di molti che apprezzano il lavoro di Stefano Di Giusto. Una mascherata che ideologicamente era molto interessante e che ha avuto qualche intoppo durante il percorso, ma che ha portato in piazza, in un momento molto particolare, una verità scomoda.
Se Di Giusto parla di guerra, Libero Maggini con “perché sei un essere speciale” va completamente all’opposto realizzando una mascherata leggera e delicata. Avevamo già incontrato il maestro Battiato nelle maschere isolate, Libero Maggini, si ispira a lui, ma soprattutto a una delle sue canzoni più belle, la cura.
Cosa rappresenta la tua mascherata?
“E’ ispirata a un verso della canzone di Battiato, la cura e questa figura che rappresenta un bambino nell’atto della meditazione è praticamente un oracolo, che io mi sono immaginato che venisse e ci spiegasse come trattare meglio il nostro pianeta”
Come mai questa scelta cromatica in contrasto con i colori vivaci tipici del carnevale?
“ Perché faccio anche altre cose e sono contaminato anche da esperienze esterne”
Come mai questi buchi? Come mai questi pieni e vuoti?
“Volevo dare questo senso di leggerezza, non potevo creare dei pannelli, dovevo in qualche modo renderli leggeri”
La cosa che ti ha creato più problemi nella realizzazione?
“Indiscutibilmente la figura. Ho dovuto fare diversi modelli prima di trovare quello che mi piacesse davvero per poi ingrandirlo”.
L’effetto che si ha guardando la mascherata di Libero Maggini è sicuramente di leggerezza, ma più in profondità, è come se un concetto, molto facile, che potrebbe venire anche da un bambino, ci venisse in qualche modo precluso, nascosto. Sembra quasi di essere in grado, solo di intravederla la verità, senza riuscire a vederla mai davvero, nonostante sia gigantesca. Un monito a prenderci cura, viene da chiedersi a chi sia davvero riferito il titolo, se all’oracolo, oppure al pianeta, o direttamente riferito allo spettatore che in quanto essere speciale è in grado di prendersi cura del pianeta. Complessa e molto profonda, sicuramente una mascherata diversa.
Interessante e orchestrata in maniera particolare la mascherata di Roberto De Leo e Vania Fornaciari “ In bocca al lupo.”
Mi racconti la tua mascherata?
“E’il viaggio di questa ragazza moderna, nelle sembianze di cappuccetto rosso che si avventura in questo bosco di betulle. In questo caso il lupo difende cappuccetto rosso durante il viaggio attraverso un mondo popolato da molti animaletti. Ho voluto vedere le cose al contrario, qua è il lupo che protegge la ragazza, la protegge dallo stress e dall’uso scorretto della tecnologia. Perché si dice in bocca al lupo? Per augurare il meglio.”
Perché hai usato le betulle?
“Perché è quello che insieme a mia moglie, Vania Fornaciari, ci sembrava più adatto per dare il giusto effetto scenografico. Ci piaceva il tipo di foglia, e il tronco, che , soprattutto la sera, con le luci tutte rosse, danno un effetto spettacolare che è esattamente quello che cercavamo di realizzare”
Quale è stata la parte più complicata da realizzare?
“Sicuramente il lupo. Era il personaggio che apriva, il punto focale della mascherata e volevo che fosse molto reale. Alla fine credo di esserci riuscito.”
E’ una mascherata che attrae tantissimo i bambini
“Sì. E’ stata proprio presa d’assalto dai bambini. Non ne so il motivo, ma i bambini la amano molto”.
Perché nella foresta hai deciso di mettere anche la casina?
“Perché volevo creare una sorta di rifugio. Fa parte del complesso scenografico e fa parte anche della storia. Anche se in questo caso dentro non c’è la nonna”.
Mentre De Leo racconta la sua mascherata, un bambino insieme alla mamma, non avrà più di quattro anni, si avvicina al grosso lupo. Inizialmente gli tocca titubante i grandi denti e poi, inspiegabilmente lo abbraccia. Ogni animale attrae in modo diverso l’immaginario. Le linee della modellazione di De Leo e Fornaciari sono particolari, abbozzate, assolutamente intonate con il tema che hanno scelto, più che una mascherata sembra proprio un’illustrazione di un libro di fiabe, forse per questo attira così tanto i più piccoli. Il groviglio di alberi, che quando scende la notte cambia colore, e dal bianco vira al rosso, crea un effetto molto poetico. Svetta tra gli alberi una bandiera della pace “ prima che tu te ne vada, vorrei dirti un ultimo pensiero” incalza De Leo” vorrei fare un pensiero per il popolo Ucraino che sta soffrendo. Spero veramente che questa guerra finisca al più presto.”
Ancora il binomio carnevale-guerra, un binomio che sarà sicuramente una delle caratteristiche che faranno ricordare questo carnevale, da un lato le bombe e dall’altro lo scoppio del cannone di piazza Mazzini. La speranza è che questa voglia di continuare a vivere e questi colori delle bandiere della pace siano davvero un messaggio. Forse l’umanità ha veramente bisogno di un oracolo o di un lupo che la difenda, per non finire in un finale di partita dove l’umanità viene distrutta dai venditori di guerra.