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Scritto da Redazione
Cronaca
20 Gennaio 2025

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Sono oltre sessanta le malattie del sonno e un lavoratore su otto è colpito da una o più di queste. Gli errori umani sono responsabili del 60-80% degli infortuni e l’aumento del rischio in questo ambito, dovuto ad un cattivo rapporto con la qualità del sonno, è decisamente preoccupante.

Sono queste alcune riflessioni che sono emerse dai numerosi interventi degli esperti presenti al convegno che la Cna ha organizzato a Viareggio in collaborazione con lo studio medico dentistico e clinica del sonno Santa Apollonia e il contributo della Banca BVLG Versilia Lunigiana e Garfagnana.

Un incontro in cui è stato confermato in maniera chiara come la qualità del sonno incida in modo determinante non solo sul benessere della vita di ognuno, ma anche sul rischio di infortuni sul lavoro.

Fra le considerazioni più rilevanti c’è la consapevolezza che per una problematicità così incidente nella vita, anche lavorativa, di una persona, sia necessario un approccio interdisciplinare in grado di indicare la terapia adatta al singolo caso.

“E’ fondamentale – conferma Rosaria Sommariva del Santa Apollonia – fare o effettuare una diagnosi adeguata per poter proporre al paziente una terapia personalizzata”.

Ma quando la scienza parla di un aumento del rischio di incidenti pari a 1,64 volte maggiore per chi soffre, ad esempio, di apnee notturne, come ha sottolineato Alberto Braghiroli, clinical leader gruppo Umanitas, l’importanza di sensibilizzare tutti a questi aspetti è chiara.

“La volontà di porre l’attenzione su questa problematica – ha detto Andrea Giannecchini, presidente Cna Lucca – nasce proprio dalla necessità di mostrare la correlazione fra il sonno e i suoi disturbi e gli infortuni sul lavoro, nonché sulla vita di ognuno dei nostri artigiani e delle loro famiglie”.

“Abbiamo tra i nostri soci molte imprese che operano in settori come le costruzioni, l'impiantistica, gli autotrasporti - commenta Damasco Rosi, direttore di Cna Lucca - che svolgono un lavoro per il quale l'attenzione e la concentrazione sono fondamentali per la sicurezza. Tutti fattori che, come ci hanno spiegato gli esperti, sono strettamente collegati anche alla qualità del sonno”.

“Il rischio di una morte improvvisa raddoppia in caso di disturbi del sonno – ha detto Francesco Bovenzi, direttore di cardiologia dell’ospedale San Luca di Lucca – e, insieme ad uno stile di vita che preveda movimento fisico, diminuzione del peso eccessivo e l’abolizione del fumo, considerare anche l’esistenza o meno di disturbi del sonno potrebbe fare la differenza”.

E mentre lo psicologo Emanuele Palagi ha parlato della necessità di una vera e propria rivoluzione culturale necessaria per affrontare queste tematiche, il neurologo Marco Zucconi del S.Raffaele di Milano ha evidenziato come “la sindrome del lavoratore su turni” necessiti di un’organizzazione specifica che sia in grado di ridurre i rischi di incidenti sul lavoro.

Non solo rischio di incidenti, però, perché non dormire bene provoca anche un calo nell’efficienza lavorativa, come ha sottolineato la neurologa Enrica Bonanni dell’Universita degli Studi di Pisa.

“Anche quando non si hanno sintomi evidenti – ha detto Bonanni – le prestazioni sul lavoro, il livello di attenzione, i tempi di reazione sono ridotti e si perde la capacità di previsione e di reazione. Oltre a ciò, il sonno influisce negativamente sulle malattie neurodegenerative”.

Tutte problematicità che peggiorano con l’aumento dell’età anagrafica, andando ad aumentare anche la spesa sociale.

“I disturbi del sonno hanno una forte incidenza sulla terza età – ha spiegato Stefano Fumagalli dell’Università di Firenze – se quindi consideriamo che fra tre anni gli ultra 65enni supereranno il numero dei nuovi nati, ci rendiamo conto di come sia necessario affrontare questi aspetti con la massima attenzione”.

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