Sblocco schermo, fotocamera, click, condividi. Fatto. Un'operazione banale che occupa qualche secondo del nostro tempo. Un semplice gesto diventato quotidianità. Poco prima di uscire, con addosso il vostro vestito e sorriso migliore.
Nel bel mezzo di un brindisi. Durante un aperitivo. In casa mentre passate da un social a un altro. O magari, perché semplicemente vi va. Che sia per immortalare un momento speciale o per noia poco importa, scattare foto e condividerle attraverso lo smartphone è diventata una consuetudine.
E va bene così. Adesso immaginate che la foto della vostra vacanza, quella che vi ritrae sorridenti e spensierati, venga rubata e ripubblicata impropriamente su un sito hard. Di più, che venga modificata e voi possiate diventare le protagoniste del forum. Ignobile e inammissibile allo stesso tempo. Eppure è ciò che è successo a una trentina di ragazze di Viareggio - e non solo - che per pura coincidenza hanno scoperto i loro scatti su una di queste piattaforme.
Il nome non lascia niente all'immaginazione: phica.net e contiene migliaia di fotografie pornografiche, rubate dai profili Instagram e Facebook di ragazze qualsiasi. La reazione di fronte a ciò è istintiva: subentra il panico, lo sconforto, la sensazione di essere stata violentata, violata in tutto e per tutto. Una delle vittime è riuscita a non farsi sopraffare decidendo di denunciare il fatto per portare avanti la grande battaglia della libertà, quella vera.
La chiameremo fittiziamente Angela, perché è giusto darle un'identità, ma è ancor più doveroso comprendere che sarebbe potuta essere Francesca, Giovanna, Valeria e così via. Il nome poco importa.
"Ho scoperto le mie fotografie tramite una mia amica che, attraverso il passaparola di un canale Telegram, ha notato anche le sue - spiega la ragazza - Inizialmente ho pensato si trattasse di un errore, poi ho aperto il sito e le ho viste tutte lì. I miei scatti non sono stati modificati, a differenza di molti altri, ma erano pieni di commenti ignobili, violenti e offensivi, è stato tremendo".
A quel punto Angela aveva due possibilità. La prima, lasciarsi andare alla sensazione di inevitabile aggressione. La seconda, approfondire la questione. Per quanto la prima opzione fosse più semplice non ha demorso e ha deciso di cliccare il nome della sua città sulla barra di ricerca: "Si sono aperte 600 pagine", commenta.
"Alcune ragazze le conoscevo e le ho subito contattate. Altre non sapevo chi fossero. Tra l'altro abbiamo tutte i profili privati e non capiamo come sia potuto accadere - continua la protagonista dell'episodio - Per prima cosa ho mandato un'email al sito chiedendo con toni alterati (possiamo biasimarla, non credo... ndr) di levare i miei scatti, loro mi hanno risposto in malo modo prima di toglierli effettivamente. Ieri mattina, poi, insieme ad altre abbiamo esposto denuncia alla polizia postale".
Il sito web era già stato motivo di discussione e di denuncia in tutta la regione Toscana. Il gestore o i gestori, perché chi ci sia dietro non si sa, sembra prendano di mira le ragazze dai 25 ai 30 anni. Nel 2018 sono state più di cento le denunce esposte nei confronti di questo forum, tutte nella provincia di Firenze. Lo stesso anno anche il programma Le Iene svolse un'inchiesta sulla questione.
Ogni ragazza selezionata in qualche modo conosce l'altra: un amico in comune, lo stesso bar di fiducia, qualsiasi cosa, ma mai perfette sconosciute. Questo fa pensare che possa essere qualcuno intorno a loro, ma non tanto da farsi scoprire. O semplicemente che vengano raccolte a campione. In entrambe le sfaccettature rimane un'azione ributtante. La ragazza non si è fermata alle sole parole, ma ha riunito tutte quante le vittime e insieme stanno procedendo per creare una raccolta firme affinché questo forum venga chiuso - cosa che sarebbe già dovuta avvenire. La privacy sul web è un grande oggetto di dibattito, la sua violazione è reato e i commenti offensivi diffamazione. Sono atti di pura violenza che, ricordate, non è mai soltanto fisica. Parte dalla mente per arrivare alle azioni e l'atto è la conseguenza di un meccanismo più grande che si cela nella mente del violentatore.