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Scritto da Redazione
Cronaca
03 Giugno 2024

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La sezione operativa navale di Marina di Carrara, durante l’esecuzione dei controlli svolti all’interno degli stabilimenti balneari marittimi presenti nella propria circoscrizione di servizio, ricomprendente sia il litorale apuano - Massa Carrara - sia quello versiliese fino a Viareggio, ha individuato diversi impianti di captazione idrica da falda sotterranea (c.d. pozzi) realizzati in assenza di qualsiasi titolo autorizzativo, dai quali veniva prelevata, abusivamente, acqua pubblica. 33 le strutture passate al setaccio e in ben 18 di esse sono state riscontrati irregolarità e abusi.

L’operazione, denominata “Aqua Munda” (acqua pulita ndr), è stata svolta avvalendosi della collaborazione della Regione Toscana - Settore Genio Civile. La realizzazione di impianti di emungimento della risorsa idrica è disciplinato da specifiche normative, tra le quali il Codice Ambientale (D.Lgs n. 152/2006), aventi lo scopo di tutelarla e razionalizzarne l’impiego. La violazione di tali norme ha ripercussioni sia dal punto di vista erariale, per il mancato versamento del previsto canone idrico, che dal punto di vista sanitario riguardo l’impiego di acqua estratta da falde sotterranee difforme, per caratteristiche chimico/fisiche, rispetto all’impiego cui viene destinata.

I finanzieri, in tale contesto, hanno partecipato all’azienda USL Toscana Nord Ovest/Settore Igiene Pubblica e Nutrizione le risultanze dei controlli effettuati per le valutazioni di propria competenza. Durante i controlli è stato inoltre riscontrato il prelievo di acqua sotterranea anche all’interno ex Siti di Interesse
Nazionale e Regionale, soggetti ad apposito intervento di bonifica nei quali i prelievi risultano assolutamente vietati.

Nel corso dell’operazione i militari della Guardia di Finanza hanno accertato violazioni amministrative per oltre 960.000 euro e scoperto l’evasione dei canoni demaniali per ulteriori 600 mila euro che, complessivamente, realizzeranno un recupero, per le casse della Regione Toscana, di oltre un milione e mezzo di euro. L’attività ha favorito un incremento esponenziale, da parte degli stabilimenti balneari, delle istanze di regolarizzazione delle concessioni sui punti di derivazione di acqua da falda sotterranea (c.d. Pozzi) che avrà, tra gli esiti, verosimilmente la razionalizzazione del patrimonio idrico e la regolarizzazione dei previsti canoni di concessione, precedentemente evasi.

Quale immaginabile conseguenza derivante dalla regolarizzazione degli emungimenti è stata quella di osservare, in alcune aree, la riduzione del consumo e l’adeguamento degli impianti attraverso l’installazione dei contatori dei prelievi, in modo da monitorare nei prossimi anni gli effetti anche da un punto di vista geologico. La necessità di salvaguardare e rispettare la risorsa idrica è stata sottolineata dalla direttiva (UE) n. 2024/1203 sulla tutela penale dell’ambiente, datata 11 aprile 2024 che, pur non ancora recepita nell’ordinamento nazionale, prevede il marcato inasprimento delle sanzioni in materia di prelievo indiscriminato di acqua introducendo, tra i reati, quello di “esaurimento delle risorse idriche”. L’attività eseguita rientra tra i compiti affidati, in via concorsuale, al corpo, a prevenzione e contrasto degli illeciti in materia ambientale, a terra quanto in mare.

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