Ultimo dei cinque incontri sull'arte curati da Davide Pugnana, storico dell'arte e scrittore, che nell'appuntamento, in programma sabato 11 gennaio alle 17.00 nel Giardino d'Inverno di Villa Bertelli a Forte dei Marmi racconta le figure dei falsari nella storia dell'arte. Un mondo straordinario, dove questi personaggi erano spregiudicati, ma soprattutto abilissimi nell'imitare ma anche creare capolavori mai visti, attribuendoli ai grandi Maestri. Veri artisti che hanno raggirato per lungo tempo critici esperti e case d'asta, galleristi e direttori di musei. La vicenda dei falsari nella storia dell'arte – spiega Pugnana - è un terreno di straordinario fascino, ricco di sorprese, colpi di scena, astuzie, fiuto, sfida all'assoluto, genialità, competizione, delirio di onnipotenza, nostalgia dei maestri, guizzo mercenario. Nella storia dei falsari passano tutte le tensioni più sublimi e più misere della creazione artistica. Quello dei falsi è un campo pieno di fascino e, a contempo, circondato da pregiudizi duri a morire. A mio parere – prosegue lo storico dell'arte - per capire bene la lunga storia dei falsari occorre sospendere ogni giudizio morale e storicizzare il più possibile: seguire la pratica del falso dentro l'epoca specifica, capirne le dinamiche, gli impulsi rispetto al mercato, al gusto del collezionismo, alle richieste dell'immaginario. E poi cercare di capire la psicologia del falsario, le ragioni non criminali che sottendono alla creazione di un falso. In questi anni, ho letto moltissima bibliografia sui falsari, è un argomento che mi ossessiona, a partire dall'interrogativo di fondo: perché dei talenti così dotati, come Dossena, come Hebborn, hanno scelto la via del falso? Io non credo sia solo per il lato economico spalancato su enormi guadagni. Forse c'è, alla base, una carenza "contenutistica", una poetica individuale che non si potenzia e che la sapienza formale, pur presente nei grandi falsari, non sa incarnare fino in fondo.
Ma forse c'è di più, c'è una radice ossessiva: "diventare" il maestro che si sceglie, impadronirsi del suo stesso processo creativo, immaginare di fare e vedere come lui. In un artista in via di formazione questo stadio si ferma all'esercizio della "copia" come scomposizione a ritroso di un originale per capirne gli effetti espressivi; nel falsario diventa una permanente sfida titanica di appropriazione di una visione e di uno stile, sentito sempre come irraggiungibile e per questo inseguito fino al delirio. Le cose si complicano quando il falsario inventa l'iconografia di sana pianta, al contempo tenendo perfettamente teso e mimetico lo stile del maestro. È la zona di maggior creatività ed è un atto che vanifica il concetto di "falso".
Evento promosso e sponsorizzato da Giulio Garsia, Financial Advisor. Ingresso libero. Prenotazione 0584 787251