Ormai è un disco rotto. E speriamo che presto ci sia modo di sentire altra musica. Tutti (o quasi, ma il governo in primis) pensavano che con la stragrande maggioranza di italiani vaccinati non si dovesse più ricorrere a DPCM, DL o, in generale, ad ulteriori norme anti-contagio. Il Covid, invece, pare non abbia ancora intenzione di mollare del tutto la presa.
Nonostante la variante Omicron abbia fatto crescere esponenzialmente i contagi e, al contempo, fatto di gran lunga ammainare il vessillo della gravità del virus, i numeri giornalieri, ormai al di sopra dei 150mila positivi al giorno, hanno indotto palazzo Chigi ad una nuova, maledettissima stretta.
Nessuno può sentenziare, a priori e senza vederne gli effetti, se questa scelta della compagine governativa sia giusta o meno. Sicuro è, però, che nessuno l'avrebbe desiderata.
Omicron e la sua alta contagiosità ci hanno fatto capire che i tanto mediaticamente odiati "no-vax" (etichetta, sia chiaro, affibbiata a chi legittimamente ha scelto di non inocularsi, senza commettere, per adesso, alcun crimine) forse non sono poi così tanto additabili come colpevoli della recrudescenza del contagio. Se fossimo tutti vaccinati la pandemia sarebbe già finita? Chi lo sa. Sicuro è che "vaccinato" significa "protetto" e non "immune", e che chi ha ricevuto una, due o tre dosi può infettarsi e contagiare. Eccome se può. E il virus, automaticamente, continua a circolare.
Ma il governo capitanato da Mario Draghi punta ancora sull'importanza della vaccinazione. Questa sera il consiglio dei ministri ha varato l'ennesimo (e speriamo uno degli ultimi) decreto legge volto a contrastare la diffusione del Covid.
Nonostante spaccature e accese discussioni interne, il CdM ha approvato all'unanimità il nuovo decreto che introduce l'obbligo vaccinale per gli over 50 "fino al 15 giugno 2022": tutti coloro che avranno già tagliato il traguardo del mezzo secolo di vita dovranno ricevere il siero, soprattutto i lavoratori, sia pubblici che privati, che per lavorare dovranno essere in possesso del super green pass. "Vogliamo frenare la crescita della curva dei contagi e spingere gli italiani che ancora non si sono vaccinati a farlo. Interveniamo in particolare sulle classi di età che sono più a rischio di ospedalizzazione per ridurre la pressione sugli ospedali e salvare vite", ha spiegato il premier Draghi.
Altre misure riguardano proprio la certificazione verde e le sue due versioni, base (ottenibile anche con tampone negativo) e rafforzata (vaccino o guarigione). E proprio su questi punti, stando alle fonti, il consiglio dei ministri si è infuocato.
In una prima bozza, l'idea era di stabilire come obbligatorio il super green pass anche per accedere a servizi alla persona e attività commerciali, salvo quelle essenziali. I ministri della Lega, in particolare l'onorevole Garavaglia, si sono però opposti, minacciando di non votare il testo. Lo stesso Carroccio, infatti, avrebbe preferito optare per la vaccinazione obbligatoria solo per gli over 60: avendo ceduto su questo punto, i salviniani si sono impuntati sul resto. Alla fine i leghisti l'hanno spuntata e, per servizi e negozi, basterà il pass base.
Poi la scuola. Serrata in questi giorni la discussione riguardo alla necessità o meno di ricorrere in maniera più massiccia alla tristemente nota DaD, la didattica a distanza. Il CdM ha stabilito i parametri (ancora caotici) che faranno scattare l'adozione delle lezioni in modalità telematica: per superiori e medie, la Dad per tutti scatterebbe solo al quarto caso in classe, mentre con tre casi solo i vaccinati resterebbero in presenza. Alle elementari, invece, a casa già con due contagi.