Una holding dei servizi fondamentali per cittadinanza e imprese (acqua, energia, rifiuti) in mano al settore pubblico: da mesi diversi comuni della Toscana stanno lavorando a questo obiettivo con la finalità di stare sul mercato dei servizi con maggiore competitività cercando di rendere più flessibili le tariffe per i clienti privati e per i cittadini. I protagonisti al momento della possibile "newco" sono le aziende pubbliche di servizi o miste pubblico-privato. Si parla di giganti che messi insieme potrebbero costituire un colosso a livello nazionale.
In questo panorama toscano è chiaro che il riposizionamento competitivo di Viareggio, prima da tanti auspicato, ora che è a regime non piace a diversi. Quando i territori crescono, rinascono, si affermano, inevitabilmente occupano spazi prima occupati da altri, intessono relazioni, si sviluppano, portano modernità e modificano lo status quo.
Uno dei temi è proprio questo: un soggetto nuovo che si siede ai tavoli, che vuol dire la sua, che non si accontenta delle decisioni di altri, ma che desidera discutere e affermare il proprio punto di vista.
Oggi Viareggio ha questo spirito vivace nel presentarsi, innovativo e creativo, prima di tutto come città e come comunità e poi come contenitore di un’industria nautica di portata internazionale, che cresce in proporzione alla sua percentuale di Pil dentro la Toscana produttiva.
Ma oltre a questo anche nei servizi pubblici locali: Viareggio infatti è il socio di maggioranza relativa in Gaia (servizio idrico), e il terzo socio, dopo Livorno e Pisa, in Retiambiente (gestione rifiuti), solo per fare degli esempi.
Per non dire delle manifestazioni e degli spazi culturali: Carnevale, Festival Pucciniano, Premio Letterario Viareggio Rèpaci, la Galleria d’Arte Moderna, altri esempi significativi di portata europea che producono indotti economici notevoli anche sommati a quelli turistici e ricettivi.
È chiaro che una città con queste peculiarità, in piena espansione dopo un drammatico dissesto, vuole contare, vuole esserci e dire la sua. Insomma Viareggio produce ricchezza e il suo dinamismo consuma potere. E proprio qui sta il cuore del ragionamento: il potere, quello piccolo e quello più grande.
Con un’amministrazione sofferente si erano fatti largo a Viareggio tanti poterini che facevano e disfacevano in ogni angolo della città: c’erano poi poteri un po’ più grandi, pubblici e privati, che poggiavano i loro piedi sui luoghi più sensibili, come il porto per esempio.
Ecco, tutto questo è finito. Ci sono voluti anni di duro lavoro, di ripulitura, di regole, di autorevolezza, di competenze, di dignità. La città si è rialzata e vuole essere artefice delle proprie scelte, degli obiettivi indicati nei programmi amministrativi propri e non vuole più subire scelte di altri, che per anni hanno approfittato dell’appannamento della Perla del Tirreno.
In più un altro fatto è significativo: i metodi politici precedenti che hanno portato tanto male alla città, in questo lustro e mezzo sono stati superati e dimenticati. Abbiamo proposto un modo fresco e pulito di gestire la cosa pubblica, affermando un civismo intelligente, anticonformista ed intraprendente e, negli ultimi due anni, insieme ad un nuovo Pd, rinnovato nei protagonisti. Una coalizione che non vuole fare a pugni col passato, ma che lo tiene educatamente fuori dal ring a strepitare.
Proprio per questo Viareggio vede con favore la creazione di una multiutility regionale: parliamo di vaire società in una newco che, con varie sfumature, sarà proprietaria di impianti, gestirà le reti e venderà servizi, per un giro d'affari iniziale di 1,5 miliardi di euro e 4 mila dipendenti.
Un’unione di forze che farà efficienze per 100 milioni di euro, raddoppierà gli investimenti in reti e impianti nell'arco di pochi anni, aumenterà i dividendi per soci, quindi i Comuni avranno più risorse da spendere, migliorando di conseguenza la qualità dei servizi.
Viareggio è consapevole che le partite economiche non si giocano più in campetti di periferia, ma hanno bisogno di scenari più grandi e squadre più competitive.