Frustrazione, voglia di lavorare, paura di contagiarsi, bollette e contributi da pagare, pensieri foschi sul futuro, preoccupazione per i ragazzi e le ragazze di oggi troppo giovani per restare senza libertà e svago, il senso del dovere e il senso delle regole ma anche la consapevolezza, fino alle proteste di Roma, di Firenze e a Massa, di dover dire basta a questi stop and go continui che si traducono in uno stillicidio di veleno lento e inesorabile per i locali. L'Osteria Pertini passerà alla storia non solo per i suoi famosi tordelli e la sua succulenta cucina fatta in casa ma per l'impegno e il coraggio che i suoi titolari, in primis Paola Giusti, ci hanno messo per cercare di tirare fuori la pelle vivi da questo incubo, pensando anche e soprattutto ai tanti colleghi che non hanno le spalle larghe come il rinomato ristorante massese. E adesso arriva Pasqua con un nuovo lockdown e nel frattempo si resta arancioni e si fa solo asporto.
Abbiamo raccolto il lungo sfogo della coraggiosa ristoratrice apuana Paola Giusti. "Continuano a tenerci chiusi solo noi e il problema non si risolve-osserva Paola pragmatica- Se avesse portato beneficio la nostra chiusura, e bisogna considerare che siamo chiusi dal 14 febbraio, allora resterei chiusa volentieri, farei volentieri il sacrificio, ma i casi sono aumentati.p Penso ai tanti colleghi che hanno il locale piccolo o non immediatamente raggiungibile, chi viveva solo di apericena: come faranno? Tanti saranno costretti a chiudere. Penso ai piccoli ristoranti-prosegue Paola, che è un fiume in piena e ha tanta voglia di parlare e raccontare- chi aveva una ventina di posti e ora col distanziamento li ha dimezzati-ma nel mirino ci finisce la politica impazzita delle disposizioni di apertura e chiusura a intermittenza- Ci fanno sapere il giorno prima se chiudiamo o possiamo tenere aperto oppure se facciamo asporto: questa gente non ha la più pallida idea di cosa voglia dire lavorare per noi: come per le attività e la stagione sciistica con il giorno prima che annunciavano che non avrebbero aperto, ma la gente aveva fatto assunzioni , aveva fatto la spesa, sono fuori dal mondo! Capisco che la situazione è difficile ma si diano una regolata! Ci sono delle famiglie! Io sono forte ma ci sono persone fragili, malate, che non riescono ad andare avanti.".
Paola però non è solo parole, infatti nonostante la paura di prendersi il Covid, la ristoratrice ha partecipato a numerose manifestazioni, ultima quella a Roma qualche settimana fa, dove è andata lei con una delle sue quattro dipendenti:"Da Massa-Carrara siamo andati in nove in tutto, dipendenti inclusi: c'ero io, il ristorante la Lisca, l'Universo, il bar Beluan, il Convitto di Massa, il Bar Piazzetta dei Ronchi, il Panigaccio di Montignoso, La Maison di Carrara e pochi altri. Sono un po' delusa dai miei colleghi-ammette e riflette ad alta voce- non c'è affiatamento eppure mi ricordo la prima riunione eravamo tantissimi e la prima manifestazione simbolica a Massa con la consegna delle chiavi delle attività al sindaco, eravamo in tanti e poi Firenze ha organizzato tante manifestazioni con Pasquale e Simone che ringrazio veramente dal profondo per quanto fanno-racconta tutto d'un fiato, riferendosi ai due ristoratori PasqualeNaccari, presidente di "Ristoratori Toscana" e Simone Giannerini, direttore regionale di "Ristoratori toscani"- a Roma poi, avevo talmente paura di contagiarmi, perché sono terrorizzata da questo virus, che sono rimasta fuori dalla piazza: mi faceva paura stare in mezzo, ma sapevo che dovevo andare. Il punto è che siamo demoralizzati tutti!".
Comunque sia, se c'è una cosa che in questo anno i ristoratori hanno dimostrato, è il senso di responsabilità e Paola ce lo ricorda ancora una volta:"In chat per San Valentino avevamo pensato di tenere aperto ma poi abbiamo deciso di rispettare le regole. Abbiamo pensato: dobbiamo tutelare il cliente. Solo che dopo un mese il risultato è peggiorato e allora mi sento presa in giro. Sono quattro settimane che non lavoriamo, perché l'asporto non è lavoro-puntualizza amareggiata- Siamo in arancio, poi avremo due settimane di rosso: adesso basta! Allora facciamo un mese tutto chiuso come l'anno scorso! Ci facciano aprire con i dovuti controlli!-invoca disperata Paola non sapendo più cosa pensare ma ribadendo che così non si può andare avanti-poi si suicidano, ci credo che arrivano alla disperazione più totale!".
Ma la riflessione di Paola è a tutto tondo, non parla solo da ristoratrice e la disperazione dei più giovani non le è certo sfuggita:"Li vedo: per loro non è vita, non c'è più la libertà che c'era quando ero ragazza io, negli anni 80/90 e fino a due anni fa. Sono sbarellati, senza più nemmeno la scuola. Io ho un problema economico ma per loro è una questione morale, di crescita, di socializzazione, manca tutto, è un anno che sono rinchiusi in casa, sono stati anche troppo buoni. Noi al ristorante abbiamo tribolato di più a far rispettare le regole agli adulti che non a loro!". Alla fine ci saluta ridendo: "Mamma mia quanto ho parlato!" commenta. Sorridiamo anche noi perché, pensiamo, ottimismo e voglia di esserci sono sicuramente la ricetta migliore.