Strappano 4 giovani dalla balia delle onde. "Ci vuole sempre prudenza". Le raccomandazioni di chi vigila dalla riva e (a volte) salva dall'acqua."Mai scherzare con il mare. Questa è la prima regola per il bagnante". Dopo aver partecipato a trarre in salvo quattro giovani che sabato 29 luglio stavano per affogare nelle acque della Darsena di Viareggio, e dopo la recente triste notizia di un giovane fiorentino deceduto due giorni fa sulla spiaggia di San Vincenzo, crollato dopo aver salvato altri due giovani in balia delle onde, Domenico Casella, bagnino dello stabilimento "Altro Mare", nonché volontario autista soccorritore sulle ambulanze della Misericordia di Lucca, ci tiene a sottolineare e ripetere a gran voce, a cosa va incontro chi si getta in acqua ignorando le buone regole della sicurezza, sia marittima, che del buon senso civico.
"Quello che ha visto protagonista me, il collega Vincenzo Silvestro e gli altri bagnini degli stabilimenti confinanti al nostro, ha avuto un fortunato epilogo dovuto chissà a quale caso – commenta Casella -. Sì perché è stato proprio un caso fortuito se alle ore 18.40 ho notato un pedalò rovesciarsi a circa 300 metri dalla riva, visto che venti minuti dopo avremmo staccato dal turno di sorveglianza obbligata".
Un gruppo di quattro giovani di origine nordafricana, a bordo di un pedalò, hanno sfidato, forse con troppa nonchalance, le onde e il largo del mare, dove però purtroppo sono stati loro ad avere la peggio. Improvvisamente il natante si è infatti rovesciato facendo cadere in acqua i quattro sventurati.
"Siamo partiti in un batter d'occhio a bordo del nostro patino e ci siamo diretti velocemente nel punto impervio. Dietro di noi anche le imbarcazioni rosse dei colleghi dei bagni limitrofi, che subito ci hanno seguiti per prestare l'aiuto necessario. E' stata una bella sfacchinata per tutti noi – continua Casella -. Fare circa 300 metri a colpi di remi in poche manciate di secondi, è veramente una fatica enorme. Giunti appresso ai ragazzi, uno di loro, il più giovane, non sapeva nuotare. Si è aggrappato con tutta la sua forza al patino. Nei suoi occhi si poteva leggere tutto il suo terrore". In pochi minuti le tre imbarcazioni addette al salvamento hanno recuperato e riportato a riva i giovani, sconvolti e consapevoli che tutto ciò poteva finire in tragedia. Un lieto fine che allunga una lista purtroppo tante volte superata da quella dei tristi epiloghi, come quello che domenica ha visto la morte del 36enne fiorentino Fabio Sequi, crollato esanime nella spiaggia del litorale di San Vincenzo, dopo aver portato in salvo due giovani che stavano per essere trascinati al largo dalla corrente e dal mare mosso. "Il mare va sempre rispettato. Calmo o mosso può essere sempre una trappola improvvisa. E procedere al salvataggio, anche per noi, può essere veramente complicato. Solo per fare un esempio, remare velocemente e faticosamente, mantenendo l'assetto del patino, e restando lucidi in mezzo al mare mosso, sapendo di dover raggiungere a tutti i costi chi sta annegando, è veramente un'impresa pericolosa – conclude Casella -. Vanno rispettati i divieti, le prescrizioni e soprattutto i consigli di noi bagnini, troppo spesso scherniti e tacciati di allarmismo. Tante ma semplici sono le regole da seguire da parte dei bagnanti. Il pericolo è purtroppo sempre dietro l'angolo, o meglio, dopo l'onda".