Il primo corso è come una vera e propria nascita o forse sarebbe meglio paragonarlo a un risveglio. Nelle scorse settimane i carri e le mascherate sono stati realizzati a pezzi e come un puzzle lentamente, sono stati assemblati sulle strutture. Al freddo dei grandi hangar si sono svolte le prove dei movimenti, per vedere se quello che era sulla carta era diventato realtà. Pochi attimi fuori, sul piazzale, per capire meglio, per lasciare respirare i giganti di cartapesta. Arriva l’ultima notte e dalla cittadella si sentono ancora rumori. Le luci ancora accese, come antiche acetilene, per illuminare gli ultimi ritocchi ed è subito mattina. I carri escono, assonnati e i loro costruttori li guardano, ancora piegati su loro stessi, con lo sguardo di chi sta per vedere il proprio figlio compiere i primi passi: orgoglio, apprensione, curiosità.
Arrivati lungo i viali i giganti si svegliano, stiracchiano i loro movimenti, alzano la voce, accendono le luci anche se è ancora giorno, ma ogni cosa deve essere testata, perché è qui che inizierà tutto.
Se questa è l’anima, il cuore arriva alla spicciolata. Chi è già truccato, chi si lascia truccare lungo i viali e lentamente tutti prendono posto e mentre si svolgono tutte le celebrazioni ufficiali, i giganti prendono un lungo respiro, alzano la testa, spalancano gli occhi e dopo lo scoppio del cannone diventano vivi.
Questa magia si ripete ogni anno esattamente uguale, ogni anno la stessa attesa, la stessa emozione, la stessa paura e la stessa frenesia. Ogni anno lo stupore, in primis di chi ha avuto l’idea e che la vede prendere vita e di chi, ha raggiunto i viali, non importa se a piedi, in bicicletta o in macchina, ma con il desiderio di vivere questa incredibile magia che è il carnevale.
Quest’oggi tutto si è svolto nella perfezione che il rito richiede.
Un caldo sole ha dipinto una giornata perfetta per il primo dei sei corsi di carnevale.
Un carnevale che è iniziato con il cuore. La bandiera della Pace, portata da Burlamacco e Ondina e dalle maschere dei rioni in piazza Mazzini è stata la premessa del commovente discorso di don Luigi Sonnenfeld. La canzone “Solo amore” di Daniele Biagini, ha emozionato e lasciato scorgere qualche lacrima prima dello scoppio del cannone. Nemmeno quando la musica è iniziata e i corpi scatenati in coreografie sempre più belle e complesse questo silenzioso motivo si è zittito. Le bandiere della pace, una mascherata intera dedicata alla pace, sono state un ricordo costante di quanto sta succedendo nel mondo. Un grido forte, tra la gioia dei coriandoli lanciati sui sorrisi.
Un altro particolare, forse piccolo, ma significativo. A questo primo corso era presente il ricordo di Emma e Leo, i due ragazzi scomparsi prematuramente a seguito di un incidente la scorsa estate. Su alcuni carri il loro ricordo, con poche semplici parole, ha lasciato un segno forte, di una città che si unisce, sicuramente nella gioia, ma anche nel dolore.
Perché spiegare il carnevale è difficile, è fatto di così tante sfaccettature e entra così in profondità nell’anima della città da non essere solo un evento, ma come una trama stretta racconta i pensieri, i fatti di chi vive a Viareggio.
Carri di prima e seconda categoria tassativamente senza politica, ma questi sono i gesti che ricordano quanto questo sia impossibile, perché il carnevale è anche questo, come ha rammentato Giani invitando la Meloni: “La presidente del Consiglio è attesa a Firenze per la firma del Fondo di Sviluppo e Coesione e quella potrebbe essere l'occasione per la sua presenza sulle tribune del Carnevale.”
Inutile parlare delle opere in cartapesta il primo giorno, si dovrà aspettare il risveglio domani mattina per iniziare a sentire il chiacchiericcio e sicuramente facebook si riempirà dei più svariati commenti, che continueranno per tutto il mese fino alla lettura dei vincitori e forse un po’ anche dopo.
Su una cosa però i viareggini sono tutti d’accordo, anche quelli che storgono la bocca, anche chi dice che non gli importa niente: il momento più emozionante è quando la Burlamacca viene issata sul pennone. Che venga portata dai paracadustisti dell’associazione “Paracadutisti d’Italia”, come quest’anno o che scenda da una mongolfiera, quella bandiera sancisce l’inizio di un periodo dove la città diventa magica. Da domani non sarà strano vedere peluche in bicicletta o il cappellaio matto che compra il pane, da domani, quello che si respira a Viareggio, è che tutto è possibile.
Come tutte le cose belle, c’è da trovare un neo a una giornata che sembra essere stata perfetta e a detta di molti, il giro è stato un po’ lento, ma è il primo giorno e anche se oramai il Carnevale ha 151 anni e quindi un sacco di esperienza, il primo giorno è sempre di rodaggio.
Foto Ciprian Gheorghita