Ci tirano dentro proprio per i capelli. Anche quando ce ne staremmo tranquillamente nel nostro guscio di consapevolezza evitando, accuratamente, di mischiarci con chi, pochi per fortuna, si sono, ormai, abbeverati alla fonte dell'idiozia elevata a sistema. E', del resto, il mondo che va alla rovescia, dove anche un innocente slogan con quattro belle ragazze in mostra senza niente di sconveniente né di peccaminoso o di volgare, viene interpretato come una sorta di istigazione alla violenza, come una specie di misoginia che rischierebbe di sfociare nel femminicidio a detta di certi soloni pardon, solone del Nuovo Pensiero Unico dominante sì, ma, per fortuna, soltanto a casa loro.
Succede che a Lucca, in Viale S. Concordio, 996/1° piano, c'è una palestra, la Fit Express che, per lanciare la propria campagna pubblicitaria, ha osato piazzare dei manifesti in cui sta scritto: A novembre te la diamo gratis e, sopra, cinque splendide ragazze sorridenti. Che cosa c'è di male? Certo, è evidente il sottinteso, ma nemmeno il più demente dei dementi si sognerebbe di pensare che alla palestra le donne si concedono gratuitamente nel mese di novembre. Il messaggio è, inequivocabilmente, chiaro e per niente offensivo, casomai simpatico, esilarante e non certamente una istigazione a commettere chissà quale reato.
Già, ma anche in Italia e a Lucca, presumibilmente - se ne è occupato Il Tirreno di Livorno che, evidentemente, invece di pensare alle copie che sono sempre meno e alla difficile situazione economica in cui si trova, preferisce dedicarsi a queste tematiche - esiste una polizia morale dedita a invididuare chiunque indossi un velo di ironia nemmeno si trattasse di un burqa mal portato per le strade di Teheran.
Battute a parte troviamo realmente assurdo equiparare questa trovata pubblicitaria ad un gesto di violenza contro le donne. Il linguaggio, è vero, può essere pericoloso, ma in questo caso non ci pare anzi, fa sorridere.
C'è un'altra cosa da aggiungere, cosa che tutti i giornalisti eunuchi dei media nazionali e mainstream non hanno mai il coraggio e gli attributi per evidenziare. Il politicamente corretto sta distruggendo anche questo lavoro riducendo i giornalisti a dei poveri scribacchini paurosi e timorosi di scrivere qualsiasi cosa con il rischio di incorrere nelle ire dei vari (dis)ordini dei giornalisti o anche di associazioni tutte, inevitabilmente, verniciate di rossofucsia. Noi ci sentiamo profondamente amareggiati, ma, soprattutto, incazzati nel sentirci additare come maschilisti, misogini, violenti, sessisti, fascisti, razzisti e infilateci quello che vi pare, solo perché riteniamo che una trovata pubblicitaria come questa meriti un sorriso e non, invece, la polemica e le accuse di chi vede tutto nero.
Chi aggredisce una donna o chi le usa violenza dovrebbe essere ripagato con la stessa moneta e, nel caso, anche messo al muro. Noi siamo, infatti, favorevoli alla pena di morte per determinati ed efferati reati. Ma qui si demonizza la quotidianità, si denunciano fantasmi che non esistono e noi, che mai abbiamo osato usare violenza verso una donna, dovremmo sentirci, al contrario, in colpa perché riteniamo queste polemiche prive di senso? No, noi non caschiamo nella paura del politicamente corretto e, per quanto ci riguarda, siamo convinti che la stragrande maggioranza delle donne non soltanto la pensa come noi - per fortuna - ma frequenta la palestra di San Concordio senza alcuna remora o timore.
Per chi, invece, la pensa diversamente, consigliamo di guardare altrove, nei paesi musulmani, dove le donne hanno molta, ma molta meno libertà di essere quel che sono rispetto al nostro mondo.
E ora fateci un altro esposto che, così, avanziamo in classifica e consolidiamo il primato.