Cronaca
Premio Letterario Camaiore, a Widad Nabi il Premio Internazionale
CAMAIORE - Il Premio Letterario Camaiore – “Francesco Belluomini” continua ad annunciare i premi collaterali dell’edizione 2025. La Giuria Tecnica - presieduta da Michele Brancale e composta da…

Temporali su Viareggio e Versilia, emessa allerta arancione
Il Centro Funzionale Regionale (CFR) della Regione Toscana - a causa dell'atteso peggioramento delle condizioni atmosferiche – ha emesso un'allerta meteo di colore…

Marina di Pietrasanta, il caso Garlasco a Spazio Incontri Il Caffè della Versiliana
In uno dei luoghi più suggestivi della Versilia, immersi nella quiete e nella bellezza senza tempo del parco della Versiliana, si terrà un nuovo appuntamento del calendario…

Viareggio, 'Molla tutto e vivi i tuoi sogni': Antonino Bove presenta BAU - Contenitore di cultura contemporanea
VIAREGGIO - L'arte di Antonino Bove, scultore e pittore viareggino, si esalta sulla terrazza più bella della Versilia. Sul tema dell'arte e…

Elisabetta Giovannetti va in pensione, il ringraziamento dei suoi colleghi e di tutta l'Azienda
Martedì 8 luglio 2025 è stato l’ultimo giorno di lavoro per Elisabetta Giovannetti, medico che per tanti anni ha rappresentato un punto di riferimento prezioso per tutto il gruppo…

Maria Laura Canale direttrice della Cardiologia dell’ospedale Versilia
Maria Laura Canale è la direttrice della Cardiologia dell’ospedale “Versilia”. A un anno di distanza dall'assunzione dell'incarico di direttrice facente funzione, a seguito di procedura concorsuale la dottoressa Canale…

Bertolani di Confcommercio contro la chiusura del Tirreno di Viareggio
Il presidente di Confcommercio Viareggio Versilia Piero Bertolani esprime grande preoccupazione per quella che viene annunciata come l'imminente chiusura della redazione di Viareggio del quotidiano Il Tirreno. "Leggiamo…

«Viareggio, chiusura redazione Tirreno: ci auguriamo un ripensamento dell'editore»
Viareggio - Il consigliere regionale del Carroccio Massimiliano Baldini esprime tutta la sua preoccupazione rispetto alla notizia che sta circolando in queste ore della chiusura della redazione del…

Chiusura de Il Tirreno di Viareggio, la preoccupazione di Cna Lucca
Cna Lucca apprende con forte preoccupazione la notizia della possibile chiusura della redazione di Viareggio del quotidiano Il Tirreno, punto di riferimento storico per l'informazione locale e presidio…

Cinquale, il rapper Sick Luke, la Tech House di Leon & "Move" by Soffuso, gli eventi top del Beach Club Versilia
Il rapper Sick Luke ed la tech house di Leon nella notte debutto del nuovo format "Move" firmato Soffuso. Settimana di set live, vibes musicali e nuovi appuntamenti al…

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E' una provocazione? Certo, dirompente per chi sa attribuire il giusto significato alle immagini e a ciò che esse sono capaci di rievocare, ma non crediamo che qualcuno possa rimproverarsi e rimproverarci per questo pungolo. Ce ne fossero di questi tempi.
Una volta, in fondo, anche agli ebrei, prelevati e caricati come bestie sui vagoni ferroviari destinati ai campi di concentramento sparsi per tutta l'Europa, veniva detto che sarebbe stata soltanto una breve vacanza, che sarebbero, al massimo, andati in un campo di lavoro o di internamento periodico. Tutti sanno, poi, come andò a finire. E, perdonateci, ma anche all'epoca qualche madre premurosa al figlio o alla figlia impaurita, avrà detto 'Andrà tutto bene'. Invece non andò tutto bene. Per niente. Andò, al contrario, tutto male ed è anche per questo che non ci fidiamo di chi, in anticipo, mette le mani avanti per tranquillizzarci, perché in questi 50 giorni di lockdown o arresti domiciliari, sia pure in casa propria, di bene non è andato proprio niente. Tutt'altro. Le persone sono andate fuori di testa, qualcuno si è tolto la vita, altre sono ricorse a farmaci o sedute psicoanalitiche via skype, altri ancora non dormono la notte pensando a cosa li attende e, soprattutto, tutti si chiedono per quale motivo viene loro impedita l'unica vera libertà fondamentale e intoccabile dalle origini dell'essere umano ai giorni nostri, quella di procacciarsi il necessario per vivere.
Perfino i nazisti, nella loro lucida follia, ebbero l'idea di porre, all'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz e non soltanto, la scritta Arbeit macht frei, il lavoro rende liberi. Qui da noi, dove il nazismo, per fortuna, è scomparso da un pezzo, evidentemente non esiste più la libertà proprio perché è stata impedita la libertà di lavorare. Non esistono i campi di sterminio né le camere a gas o i forni crematori, ma la miseria alla quale stanno condannando milioni di esseri umani se non è l'anticamera della deportazione, poco ci manca.
Tutto andrà bene ce lo hanno messo in bocca e in testa all'inizio di quella che, per tutti, bambini e studenti in genere, doveva essere e sembrava una vacanza e niente più. Al massimo, una piacevole parentesi scolastica. Canzoni e musica sui balconi, bandiere tricolori, trasmissioni televisive h24 nelle quali i soliti servi sciocchi del potere a una dimensione interrogavano massaie intente a preparare succosi manicaretti. Doveva durare, questo periodo di quarantena, appena due settimane che, poi, tutto sarebbe scomparso e sarebbe ritornato il sole. Non è andata così. Il sole è arrivato, ma nessuno ha potuto riscaldarsi ai suoi raggi.
Tutti a casa hanno detto. Sono passati 50 giorni e non è cambiato niente. L'ultima volta che qualcuno ha gridato tutti a casa, è stato all'indomani dell'8 settembre 1943, quando una classe dirigente, militare e politica che aveva fornicato col fascismo per venti anni, pensò che bastasse una firma per cancellarli e ricominciare daccapo come se niente fosse accaduto. Peccato che in mezzo c'erano stati milioni di morti, la migliore generazione italiana che era andata in fumo sui campi di battaglia di mezza Europa e d'Africa. Anche allora chi avrebbe dovuto assumersi le responsabilità di quella scelta, la firma dell'armistizio, si diede alla fuga per paura e vigliaccheria abbandonando il popolo italiano e i suoi soldati alla vendetta dei tedeschi traditi.
Sono passati quasi 80 anni, ma ancora adesso la nostra classe dirigente, politica e amministrativa, è abituata a pensare prima al proprio tornaconto e, poi, a chi dovrebbe, al contrario, tutelare. 50 giorni di chiusura totale, come animali in gabbia e, se usciti, inseguiti e perseguitati con tanto di nuove tecnologie al seguito. Si sono trasformati le forze dell'ordine, da sempre indispensabili per combattere il crimine, in protagonisti di una sorta di guardie e ladri tragicomica se non ci fosse da piangere. Dalla disperazione.
Hanno parlato di miliardi come se fossero fiocchi di neve, ma gli italiani si sono domandati come mai, altrove, il denaro promesso è arrivato in un batter d'occhio sui conti correnti mentre, qui da noi, nemmeno a parlarne e, per di più, niente fondo perduto, ma ulteriori indebitamenti per tutti.
Anche ad Auschwitz, ricordava Primo Levi, dicevano di lavarsi spesso le mani e la professoressa Marina Mascetti ne ha giustamente rilevato l'inquietante similitudine:
Se lo sentiva dire anche Primo Levi nel campo di concentramento di Auschwitz con una filastrocca che era un’atroce presa in giro, viste le condizioni igienico sanitarie: «Dopo il bagno, prima di mangiare, lavati le mani, non dimenticare!». Quella stessa identica filastrocca in tedesco «Nach dem Abort vor dem Essen, Hände waschen, nicht vergessen!» è ricomparsa sul web come prima raccomandazione per l’epidemia, senza nessuna vergogna. Forse perché i sopravvissuti dei lager sono quasi tutti morti, e pensano che non se la ricordi più nessuno. Non bastava dire “lavati le mani”?
Dicono che è colpa del virus, anzi, del Coronavirus che, adesso, tutti, però, chiamano Covid-19, suona meglio ed è meno populista. Un virus, cioè, che ha ucciso, dati alla mano, solo e soltanto a determinate condizioni salvo eccezioni, ma che ha lasciato indenni, generalmente, i più deboli, ossia i bambini, non toccando se non di sfuggita i giovani, le donne e gli uomini fino ai cinquant'anni e anche più. Un virus part-time che, però, ha messo in ginocchio un paese che già faceva fatica a tenersi in piedi.
La vita, si è soliti dire, non ha prezzo, ma arriva un momento in cui questo prezzo è necessario domandarsi se siamo tutti d'accordo nel non volerlo pagare. Perché dal Covid-19 si può anche guarire, dalla miseria, tuttavia, assolutamente no ed essa è, a detta di tutti, peggiore della morte stessa.
Hanno trattato regioni diverse allo stesso modo, la Basilicata e il Molise come la Lombardia. E adesso che anche le altre regioni stanno dimostrando di non avere più rischio elevato di contagio, annunciano nuovi scenari apocalittici, seconde e terze ondate nemmeno si trattasse di bombardamenti, predicano ancora la paura e l'angoscia. La gente obbedisce perché non pensa, non pensa perché non ha gli strumenti culturali per farlo e si comporta come una massa amorfa che si muove alla stessa stregua di un gregge.
Siamo nelle mani dei virologi, degli infettivologi, degli scienziati, degli esperti ai quali la politica ha abdicato rinunciando alla propria vocazione, alle proprie responsabilità. Ancora una volta.
Come possono studiosi abituati a guardare la vita da dentro i laboratori e attraverso le lenti d'ingrandimento dei loro microscopi, riuscire a capire il dramma che vive l'uomo comune, quello che ogni mattina si alza e sa che se vuole vivere deve, per forza di cose, lavorare?
Sono passati 50 giorni e i morti con il Coronavirus sono sempre tanti. Troppi. Eppure, secondo i dati ufficiali, nello stesso periodo del 2019 il numero complessivo dei decessi era, addirittura, superiore. Come mai? E come mai in Germania e non solo, con altrettanti casi di contagio, siamo già alla ripartenza? Già, sembra quasi che i popoli latini siano quelli più paurosi e terrorizzati dall'idea di convivere col virus nell'attesa messianica e folle oltreché impossibile, di un azzeramento totale dei contagi.
Questa non è una pandemia, questa è la distruzione sistematica di una economia e di una cultura, quelle italiane, che condurrà alla disperazione milioni di persone per le quali non soltanto non andrà tutto bene, ma, al contrario, andrà tutto male. E se anche non siamo ebrei, anche se non abbiamo la stella gialla di David cucita sui vestiti, anche se Auschwitz è, fortunatamente, soltanto un lontano e brutto ricordo, siamo convinti che ci stanno conducendo, con leggerezza scientifica, verso una condizione che niente avrà più di umano, ma molto, moltissimo di schiavo.
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Rinnovata l’ordinanza con la quale il sindaco Giorgio Del Ghingaro vieta l’accesso a molti degli spazi pubblici cittadini: dalle spiagge al Belvedere di Torre del Lago. L’atto ha validità per questo fine settimana nei giorni di venerdì 24, sabato 25 e domenica 26 aprile.
Nel dettaglio l’ordinanza prevede:
Divieto di accesso alle persone sull’arenile del Comune di Viareggio per tutta la sua estensione. Divieto di accesso ai pedoni sulla Terrazza della Repubblica, viale Marconi, viale Margherita, Lungo Molo Del Greco, area antistante il porto turistico, il viale Europa in Darsena e sulla Marina di Torre del Lago.
Divieto di accesso anche ai pedoni ed ai ciclisti nelle pinete sia di Ponente che di Levante.
Divieto di accesso ai pedoni, ai ciclisti e a tutti i veicoli al Viale dei Tigli, nel tratto compreso tra via Virgilio e viale Kennedy a Torre del Lago.
Divieto di circolazione ai ciclisti sulle piste ciclabili adiacenti le zone sopracitate.
Divieto di accesso ai pedoni, ai ciclisti e comunque a tutti i conducenti dei veicoli di ogni tipologia al Belvedere Puccini di Torre del Lago.
Il divieto non è valido per i residenti nelle zone interessate e, limitatamente ai Viali margherita e Marconi, per le persone che lavorano o intendono raggiungere gli esercizi commerciali aperti, fermo restando l’obbligo di percorrere il tratto più breve possibile, della zona interdetta.
Il mancato rispetto del provvedimento è punito con una sanzione che va dai 400 ai 3mila euro (decreto legge 19 del 25/3/2020).